Il contratto di espansione è uno strumento fornito alle aziende per procedere alla digitalizzazione delle aziende attraverso il ricambio generazionale dato da nuove assunzioni. Si tratta di una misura temporanea ed era destinata a terminare i suoi effetti nel 2021, ma con con il disegno di legge di bilancio 2022 è prevista l’estensione al 2022 e al 2023. Cambiano inoltre le modalità operative.
Come funziona il contratto di espansione
Il contratto di espansione è entrato nel nostro ordinamento nel 2019 con il decreto Crescita, inizialmente era previsto solo per le aziende con più di 1000 dipendenti, in seguito è stato esteso ad aziende con un numero inferiore di dipendenti. Con l’ultima estensione, prevista nel disegno di legge di bilancio all’articolo 63, si amplia la platea dei potenziali beneficiari che è stata estesa alle aziende che hanno anche solo 50 dipendenti.
La caratteristica principale del contratto di espansione è che prevede uno scivolo pensionistico della durata di 60 mesi (5 anni) questo vuol dire che i dipendenti potranno essere collocati in pensione con 5 anni di anticipo.
Per il dipendente che accede al contratto di espansione gli importi mensili sono accreditati dall’INPS, ma sono pagati dal datore di lavoro che potrà però contare sulla restituzione del contro valore NASpI , ma si tratta non della pensione, bensì di un accompagnamento alla stessa. Gli importi si calcolano in base alla contribuzione effettivamente maturata, non è prevista indennità di perequazione e non spettano gli ANF (Assegni per il Nucleo Familiare, mentre il lavoratore potrà percepire la tredicesima mensilità).
Si tratta quindi di un trattamento del tutto simile all’isopensione di cui abbiamo ampiamente parlato nell’articolo Isopensione o esodo: rischio interruzioni con la circolare INPS 2021
Legge di bilancio: contratto di espansione esteso al 2022 e 2023
Nella prima legge di bilancio prevista dal governo Draghi il contratto di espansione prevede che per gli anni 2022 e 2023 potranno accedere a questo beneficio le aziende che hanno almeno 50 dipendenti e nel caso di aggregazioni stabili di aziende si possono sommare gli addetti delle varie aziende al fine di raggiungere tale limite. Per poter procedere, è necessario prima addivenire a un accordo con le rappresentanze sindacali da sottoscrivere presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
L’azienda deve presentare un piano di assunzioni di nuovi addetti. Per le aziende con più di 1000 lavoratori è previsto l’obbligo di assumere una persona ogni 3 adesioni allo scivolo pensionistico. Per le aziende di minori dimensioni, il piano di assunzioni è da concordare con le rappresentanze sindacali. Il lavoratore naturalmente non è obbligato ad aderire al piano di pensionamento anticipato. I nuovi termini previsti per il contratto di espansione sono:
- 2 settembre 2023 per l’avvio della procedura amministrativa presso l’INPS;
- 30 novembre 2023 per firmare la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro in seguito all’adesione da parte del lavoratore al piano aziendale.
Con la legge di bilancio 2022 si conferma l’impianto generale del contratto di espansione con la possibilità per l’azienda di accedere alla Cassa Integrazione Straordinaria in Deroga per 18 mesi senza costi. Inoltre è necessario un piano di formazione e riqualificazione per i dipendenti che non sono interessati dal contratto di espansione.
Deve essere sottolineato che per il lavoratore questo potrebbe avere un costo anche alto perché naturalmente, al raggiungimento dell’età pensionabile gli importi saranno ridotti.
Per saperne di più sul contratto di espansione e sul suo funzionamento, leggi l’articolo: Pensione anticipata contratto di espansione: requisiti e costi