Trovato l’accordo tra partiti e Ministero dell’Economia e delle Finanze per la Riforma delle aliquote IRPEF, dallo stesso emerge anche l’addio al Bonus Renzi di 100 euro che i lavoratori attualmente trovano in busta paga.
Cos’è il Bonus Renzi?
Il Bonus Renzi fa il suo ingresso per la prima volta in Italia con la legge di Stabilità 2015, nasce come una misura straordinaria e temporanea, ma di fatto in seguito diventa una misura ordinaria. Voleva essere una misura alternativa rispetto al taglio del cuneo fiscale che in Italia è sempre stato difficile da raggiungere. Si tratta di una detrazione IRPEF e fino a giugno del 2020 l’importo era di 80 euro mensili per i redditi fino a 26.600 euro, quindi con un importo annuo massimo di 960 euro.
Dal 2021 il Bonus Renzi si trasforma grazie al Governo Draghi in Bonus Taglia Cuneo e il suo valore è di 100 euro per redditi fino a 28.000 euro quindi con un importo massimo nell’arco di un anno di 1.200 euro. Superata tale soglia di reddito la detrazione viene riconosciuta in misura minore.
Addio al Bonus Renzi dal 2022: come viene assorbito?
Con la riforma fiscale che entrerà in vigore dal 2022, o almeno così dovrebbe essere, c’è l’intenzione di semplificare il sistema fiscale, si è già visto che l’Assegno Unico per i figli a carico andrà ad abolire tutta una serie di aiuti e detrazioni, ma non è prevista l’eliminazione del Bonus Asilo Nido. Con la riforma delle aliquote IRPEF si intende semplificare ulteriormente il sistema.
Se vuoi conoscere i dettagli dell’Assegno Unico, ti consiglio la lettura dell’articolo: Assegno Unico: importi, requisiti e cosa cambia con el detrazioni
La bozza su cui attualmente si lavora prevede la riduzione delle aliquote IRPEF da 5 a 4. La prima aliquota al 23% dovrebbe restare invariata e continuerà ad applicarsi fino a 15.000 euro di reddito. L’aliquota del 27% dovrebbe scendere al 25%. Quella al 38% dovrebbe scendere al 35% e si applicherà fino a 55.000 euro di reddito (in passato fino a 50.000). Infine, ci sarà un quarto scaglione per redditi superiori a 55.000 euro a cui sarà applicata l’aliquota del 43%. Sparisce l’aliquota al 41% che ad oggi si applica ai redditi compresi tra 55.000 euro e 75.000 euro.
Nel complesso anche i redditi alti ottengono vantaggi, infatti possono beneficiare degli importi minori che matureranno sugli altri 3 scaglioni. Ricordiamo che l’IRPEF è un’imposta progressiva e che le aliquote si applicano a scaglioni di reddito, quindi chi percepisce 70.000 euro, avra un primo blocco con tassazione al 23%, un secondo blocco con tassazione al 25%, un terzo con imposizione al 35% e un quarto con tassazione al 43%.
La riforma dovrebbe dare sostegno soprattutto alle famiglie del ceto medio, ma c’è l’ipotesi anche si aumentare la No Tax Area che invece andrebbe a favorire i redditi bassi.
Cosa cambia per i lavoratori con l’eliminazione del Bonus Renzi
Secondo le informazioni finora trapelate l’eliminazione del Bonus Renzi dovrebbe essere compensata da un potenziamento delle detrazioni IRPEF. Spetta ora al MEF definire l’emendamento che porterà a questo storico passaggio con assorbimento del Bonus Renzi.
Molti naturalmente si chiedono quanto potranno incidere tali riforme sulla propria busta paga, in realtà al momento appare difficile determinare e quantificare ciò. Molto dipenderà dalla situazione della singola famiglia. E’ possibile che ridisegnando il quadro delle detrazioni, delle aliquote e degli aiuti alle famiglie nell’ottica di semplificare l’intero sistema, alcuni contribuenti troveranno dei vantaggi, ma non si esclude che per qualcuno possa esservi una perdita anche se ad oggi dalle dichiarazioni emerse, tutti dovrebbero avere un guadagno dalla riforma fiscale.
Occorrerà attendere il termine dei lavori per valutare nel concreto cosa accadrà. Nel complesso Altroconsumo, storica associazione dei consumatori ha calcolato che nelle tasche delle famiglie dovrebbero esserci circa 920 euro in più per i redditi fino a 50.000 euro. I redditi compresi tra 15.000 euro e 20.000 euro nell’arco di un anno dovrebbero risparmiare 100 euro. Il risparmio aumenta fino a 50.000 euro e diminuisce per i redditi superiori. Si tratta comunque di stime che non tengono in considerazione la situazione familiare del singolo.