Ogni giorno ognuno di noi cede costantemente i propri dati personali, anche semplicemente cliccando su “accetta cookie”, mentre si telefona e si naviga in rete, attraverso i vari social che tutti utilizziamo in modo più o meno invasivo. I dati raccolti vanno nel grande calderone dei data base/big data e per le aziende a cui li cediamo, che a loro volta nella maggior parte dei casi li cedono a terzi, sono business e allora perché non venderli e guadagnare dai dati personali? Per farlo arriva HUDI Human Data Income, che ha l’obiettivo di creare il mercato dei dati personali. Ecco di cosa si tratta.
Il fiorente mercato dei dati personali
I più cauti prestano attenzione, senza riuscirci, gli altri neanche si accorgono di cedere costantemente dati, le ricerche in rete, la visita dei siti, le volte in cui apriamo un e-commerce per controllare cosa vende, ogni volta che mettiamo il nostro dito su uno smartphone stiamo letteralmente regalando dati che consentono di profilare e targettizzare e soprattutto di guadagnare dai dati personali che possono anche riguardare la salute, le opinioni politiche e religiose, dati quindi sensibili e supersensibili e dall’alto valore umano ed economico.
Ciò che noi stiamo regalando, altri lo pagano piuttosto bene perché alle aziende serve sapere dove sono i potenziali clienti e allora nasce l’idea dei fratelli Gianluigi e Francesco Ballarani che cercano di mettere a regime un sistema che consenta alle persone di vendere i propri dati. Attualmente si calcola che il valore dei dati raccolti da pochi soggetti, spesso all’insaputa degli utenti, sia di oltre 1000 miliardi di dollari l’anno. Con questo sistema si crea una sorta di ricchezza diffusa, perché ognuno potrà vendere consapevolmente i propri dati e monetizzarli.
Ecco come guadagnare dai dati personali
Il sistema HUDI Human Data Income è basato su una tecnologia blockchain, si tratta dello stesso sistema utilizzato per il mercato delle criptovalute, una sorta di registro che consente di raccogliere e tracciare le transazioni. Attraverso il Token HUDI sarà possibile anche creare una vera e propria borsa con andamento del valore dei dati stessi, proprio come se fossero dei bitcoin. La stessa sarà collegata a sistemi di finanza decentralizzata, in questo modo i proprietari dei dati potranno creare un vero reddito immediato ed esigibile attraverso degli utility token, praticamente gettoni.
Naturalmente il sistema potrà essere tassato, infatti l’Agenzia delle Entrate si sta già occupando della materia, ad esempio con la risposta ad interpello n. 110, pubblicata il 20 aprile 2020: in essa sottolinea che c’è sicuramente bisogno di una disciplina uniforme sulla materia, ma nel frattempo comunque è possibile tassare andando ad applicare norme per analogia. In particolare l’Agenzia delle Entrate ritiene che gli utility token siano qualificabili come una “prestazione di servizi generica, ai sensi dell’art. 3, co. 1, d.P.R. n. 633 del 1972, assoggettabile ad Iva con l’aliquota ordinaria del 22 per cento”
Si creerà una vera piattaforma di scambio dove gli utenti potranno vendere in forma anonima i loro dati e le aziende potranno comprarli, il tutto in modo sicuro e controllato.
Prospetttive del progetto HUDI per monetizzare i dati personali
Il progetto mira ad avere già entro il 2026 50 milioni di utenti. Attualmente siamo in fase preliminare, nel progetto sono presenti, oltre ai fratelli Gianluigi e Francesco Ballarani che a Londra si occupano di performance marketing e della lead generation, ci sono Andrea Silvi che si occupa di crypto e legal tech italiano, Stefano Capaccioli, commercialista esperto in monete virtuali, Marco Tullio Giordano e Giuseppe Vaciago che possono essere definiti Tech Lawyer, quindi legali esperti nelle nuove tecnologie; Matteo Floral, esperto in strategie digitali; Luca Cotta, esperto in Blockchain e finanza decentralizzata. L’insieme di tali professiponalità dovrebbe rendere possibile creare un mercato dei dati personali nel pieno rospetto della normativa sulla privacy come il GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati 679 del 2016).
La IDO del Token, cioè Initial DEX Offering (sistema di scambio digitalizzato) sarà disponibile da metà settembre 2021 sulla piattaforma PancakeSwap e consentirà ai privati di operare in modo autonomo quindi di effettuare scambi dei dati personali.
Le strategie disponibili per guadagnare dai dati personali
Nel frattempo per ottenere dei piccoli guadagni, o comunque un sistema di controllo dei dati lasciati in rete, ci sono altri sistemi come Weople, un’app sviluppata dalla startup milanese Hoda. Una volta iscritti alla stessa è possibile attuare una ricerca delle aziende che posseggono i propri dati, in seguito in forma anonima la società li rivende li rivende dando un piccolo compenso a chi li cede. Un’altra opportunità è Gener8 che funziona attraverso un’estensione dei browser Google Chrome e Firefox e che permette di guadagnare per le pubblicità guardate online, in cambio si ottengono buoni o prodotti Amazon oppure ticket da devolvere in beneficenza.
Gener 8 è stato realizzato da Sam Jones, ex direttore marketing della Red Bull, che ha sottolineato quanto sia assurdo il fatto che i provati cedano gratuitamente ogni giorno i propri dati che per le aziende hanno un valore immenso e auspica un sistema di compensi adeguato. Gener8 attualmente è disponibile solo per la versione desktop e non da mobile e permette ai clienti di scegliere tra “modalità privacy”, che impedisce di tracciare la navigazione e “modalità ricompense”, che appunto permette di avere delle ricompense per i dati forniti. L’utente riceve dei punti per i dati raccolti, massimo 15 al giorno e permette di avere una ricompensa che oscilla tra 5 e 25 sterline al mese.