Il Governo Draghi pare voglia muoversi nella direzione di un provvedimento che prevede il taglio dell’Irap e un intervento fiscale sul terzo scaglione dell’Irpef, quello che include i cosiddetti “redditi medi” tanto per intenderci. Non sarà un’impresa facile dialogare con i partiti politici con posizioni diverse, nonostante il premier Mario Draghi abbia dichiarato che il problema non sono loro ma che è presto per quantificare le risorse. Tuttavia, la Commissione MEF crede che possa trattarsi di una sfida difficile a livello politico. Ma entriamo nel merito della questione fiscale.
Riforma fiscale: la legge delega
Il Governo procederà con cautela per quanto concerne il taglio delle tasse che sarà presente nella prossima Manovra, tanto che Daniele Franco, ministro dell’Economia, ha detto che l’anno prossimo, ossia nel 2022, sarà attuato solo un primo stadio della riforma fiscale. Intanto, è quasi certo che la legge delega relativa potrebbe essere approvata già la prossima settimana.
La legge delega dovrebbe definire solo il contorno degli interventi riguardanti la riforma fiscale, che quanto riportato dalla nota di Aggiornamento del DEF, farà sentire i suoi primi effetti a partire dal 2023. Il MEF che ha previsto una pressione fiscale che nel 2021 dovrebbe aggirarsi intorno al 41,9% del PIL (Prodotto interno lordo), nel 2022 si manterrà probabilmente stabile al 42% per poi scendere solo negli anni successivi di uno 0,2% medio, fino a giungere a una pressione fiscale del 41,5% nel 2024.
Come ribadito dallo stesso Draghi, sarà necessario un lavoro certosino sulle analisi economico giuridiche che darà luogo, in ogni caso, a una discussione in ambito politico.
I tagli
Tra le ipotesi della riforma fiscale più accreditate c’è il taglio dell’Irap che dovrebbero riguardare i professionisti e le imprese individuali, mentre l’Ires per le società rimarrebbe sotto forma di addizionale. In campo, pare possa scendere un’alternativa per le imprese, cioè il taglio del Cuaf (Contributo unico assegni familari).
A fine giugno 2021 le commissioni Finanze Camera e Senato hanno pubblicato un documento che servirà da base per la definizione della legge delega, suggerendo un intervento sul terzo scaglione dell’Irpef, quello comprensivo i redditi tra 28.000 euro e 55.000 euro, la cui attuale aliquota è pari al 38% e che potrebbe subire il taglio di almeno un punto, una mossa che costerebbe circa tre miliardi.
Secondo quanto detto da Mario Draghi, è presto per dare “i numeri”, se ne discuterà in sede di legge di bilancio per la quantificazione delle risorse da dover spostare, ma prima di tutto la legge delega fiscale che dovrà essere discussa nel Consiglio dei Ministri, forse, la prossima settimana.
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La riforma del catasto
Il Presidente del Consiglio Draghi ha rimarcato la necessità di effettuare una riforma del catasto che sarà avviata con la delega fiscale, premettendo che nessuno pagherà di più ma nemmeno di meno, ma il tutto deve rientrare nell’ambito della riforma fiscale.
Chi mostra subito il suo dissenso è Matteo Salvini. Per il leader della Lega si tratterebbe di una fregatura per gli italiani. Più o meno sulla stessa linea anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che si dice convinta sul fatto che la riforma del catasto con nuove rendite potrebbe portare ad una stangata sulle case.
Letta e Gelmini sulla delega fiscale
Enrico Letta, segretario del Partito Democratico spinge affinché siano premiati i contribuenti che hanno sempre pagato le tasse, sottolineando come nel passato non sia mai stato fatto. Il segretario PD ribadisce la sua contrarietà ai condoni, cui troppo spesso ci è rivolto a discapito di chi le tasse le ha sempre pagate e a favore, invece, dei soliti evasori.
Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, afferma che non ci dovranno essere nuove tasse sulla casa. Altresì, sarà di vitale importanza diminuire le tasse per il ceto medio, andando nella direzione di una progressiva abolizione dell’Irap e verso un richiamo allo Statuto del contribuente.
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli è di altro avviso e crede che nella riforma fiscale si dovrà puntare al Codice Tributario Unico e alla ricerca di un nuovo punto di equilibrio tra pressione fiscale ed equità redistributiva del prelievo, è fondamentale abbassare la pressione fiscale”. Per quanto concerne il reddito d’impresa, “andrebbe reintrodotta l’Iri”, ha indicato Sangalli rafforza l’ipotesi di abilizione dell’Irap, facendo anche presente che andrebbe reintrodotta l’Iri Italia, l’Istituto per la Rcostruzione Indistriale leader nelle ricerche di mercato analisi, insight e piattaforme tecnologiche di supporto alla crescita delle aziende del largo consumo.
Ricordiamo che l’Iri, fondata a Roma nel 1933 e diventata Società per Azioni nel 1992 , cessò la sua attività nel 2002.