1Oggi andremo ad addentrarci in quella che potrebbe rivelarsi una annosa questione. Entreremo nel mondo del lavoro, ma anche nel mondo della privacy del lavoratore, dando risposta ad una domanda da non sottovalutare: il datore di lavoro può controllare il pc ai dipendenti?
PC del dipendente, può essere controllato?
In un mondo praticamente dominato da social e siti più disparati, il dipendente non sempre usa il proprio PC esclusivamente per le funzioni lavorative. Va da se, che durante le ore di lavoro, o particolarmente nel tempo di pausa in ufficio, il dipendente possa usare il proprio computer da postazione anche per fare altro.
Ma, quale è il rischio che il proprio datore di lavoro possa controllare o intromettersi sui movimenti dal pc del proprio dipendente?
La risposta a questo quesito può essere presto data. Il datore di lavoro è sostanzialmente libero di porre blocchi al browser per impedire la navigazione del dipendente su specifici siti (si pensi ai social network). Oltre a ciò, il datore può controllare il traffico del dipendente, analizzando la cronologia, i cookies e tutte le attività da questi svolte con il computer aziendale.
Privacy: rischia qualcosa il datore di lavoro?
Si potrebbe pensare che tuttavia, il controllo di cronologia e navigazione del proprio dipendente, possa lederne la privacy.
Ma, quanto può effettivamente essere così e quanto, invece questo tipo di controllo rientra nel pieno diritto del datore di lavoro, che certifica la navigazione di un suo dipendente su un suo computer, messo a disposizione dall’azienda?
A questa annosa questione, ha però espresso contraddizione il garante della privacy. Il Garante ha infatti reso noto che “non è possibile monitorare la navigazione internet dei lavoratori in modo indiscriminato. Indipendentemente da specifici accordi sindacali, le eventuali attività di controllo devono comunque essere sempre svolte nel rispetto dello Statuto dei lavoratori e della normativa sulla privacy”.
Una questione piuttosto singolare, dunque, ma che chi tutela le parti aziendali riassume in una linea difensiva e appropriata.
I controlli sul computer del dipendente rientrano in un certo senso sempre tra i cosiddetti “controlli difensivi” che l’azienda può predisporre non per verificare come il dipendente lavora, ma se sta lavorando o se, lavorando, sta danneggiando l’azienda;
Basterebbe pensare al lavoratore che crea un falso profilo Facebook per ledere l’immagine aziendale; oppure il controllo riguardante gli spostamenti del lavoratore, a seguito di ripetute segnalazioni ricevute da clienti che lamentano di non vedere l’agente che dovrebbe recarsi da loro settimanalmente, da diverso tempo.
Insomma, monitorare l’attività del dipendente sul proprio PC può essere a tutti gli effetti un elemento di diritto e tutela del datore di lavoro.
Va, comunque sottolineato che non sono ammessi controlli dei pc aziendali che siano eccessivamente invasivi della sfera privata del dipendente, a meno che non si debba tutelare l’azienda da furti, concorrenza sleale o altre possibili attività illecite.
Può il datore di lavoro leggere le mail dei dipendenti?
Questa seconda questione è invece di stampo molto diversa. Ovviamente, il rischio è che il dipendente lasci aperta la propria casella di posta o il proprio sistema di messaggistica (come messenger di Facebook) sul proprio browser. In quel caso si entra nella lesione della privacy, ma anche nell’incuria del dipendente.
Ad ogni modo, l’accesso del datore alle mail dei dipendenti è legittimo “solo a condizione che questi ultimi siano stati preventivamente informati dell’esistenza di un controllo sulla corrispondenza aziendale, delle modalità e motivazioni di tale controllo”. Dopodiche è fatto riferimento alla giurisprudenza penale.
Solitamente, è comunque previsto l’uso di una casella di posta aziendale, magari personalizzata dal dipendente, ma comunque usata per fini lavorativi e non per scopi privati.
Dunque, questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito ai rischi e doveri legati alla possibilità di essere controllati sul proprio pc aziendale, dal proprio datore di lavoro.