Se stai leggendo questo articolo, sicuramente ti sarai imbattuto in migliaia di spot online che riguardano il trading online come grande fonte di guadagno e senza che vi sia bisogno di ingenti investimenti. Oppure, ne hai semplicemente sentito parlare da un amico o da qualcuno che si spaccia per un esperto del settore.
Insomma, all’apparenza elevati guadagni con un impiego esiguo di risorse economiche o alla portata di molti. In realtà, le cose non stanno proprio così. Chi opera nel trading online da anni, ossia compra o vende azioni quotate in borsa, oppure apre una posizione d’acquisto, piuttosto che di vendita su una coppia di valute (forex), sa benissimo di cosa sto parlando. Guadagnare in questo mondo non è affatto semplice e comunque lo è molto meno di quanto non si voglia far credere.
Tuttavia, non sono qui per una spiegazione tecnica sull’utilizzo degli strumenti finanziari, né sulle varie analisi tecniche di ciascun grafico presente nei più svariati timeframe, tanto meno sull’incidenza della macroeconomia sull’andamento dei mercati finanziari, ma solo per asserire che se si opera in Borsa o si effettuano transazioni di trading online si devono rispettare gli adempimenti fiscali. I guadagni derivanti da tali attività devono essere dichiarati e quindi tassati.
Relazione tra trading e dichiarazione dei redditi
In linea generale, trading e dichiarazioni dei redditi sono a carico del contribuente, anche se alcuni adempimenti possono essere eseguiti dalla banca o dal broker. E’ fondamentale la scelta del regime: dichiarativo o amministrato.
Nel regime dichiarativo l’investitore deve presentare annualmente la dichiarazione dei redditi tramite l’ex Modello Unico. Il contribuente è chiamato a sommare e compensare tra di loro tutte le plusvalenze e le minusvalenze generate durante l’anno, anche tra quelle di più conti e dichiarando gli strumenti finanziari utilizzati. La tassazione avviene solo a seguito della presentazione della richiesta.
Nel regime amministrato, invece, il versamento viene effettuato su base giornaliera, limitando il trader nella gestione delle risorse da investire. Le minusvalenze realizzate possono essere compensate solo con le plusvalenze future ed esclusivamente all’interno dello stesso conto. L’investitore deve affidarsi al proprio intermediario finanziario che deve essere abilitato e appartenente a una stabile organizzazione in Italia. A differenza di quanto accade nel regime della dichiarazione, nel regime del risparmio amministrato, l’investitore è esente da tutte le operazioni di calcolo che sono a carico dell’intermediario.
I redditi da trading
Operare con gli strumenti finanziari può generare due tipologie reddituali:
- Reddito capitale: i guadagni conseguiti da un rapporto finanziario per cui si è investita una quota di capitale proprio. Quindi, si parla di importi derivanti dagli interessi, dai dividendi e dalle cedole. Se fai operazioni di trading online, il tuo obiettivo è guadagnare comprando e vendendo strumenti finanziari. L’eventuale guadagno è considerato un profitto.
- Reddito di natura finanziaria: i guadagni ottenuti dalla differenza tra il prezzo d’acquisto e quello di vendita di uno strumento finanziario.
Come funziona la tassazione sulle rendite finanziarie?
Le aliquote attuali applicate sulle rendite finanziarie sono pari al 12,5% per i proventi derivati dai Titoli di Stato (26% per tutti gli altri guadagni). Le attività di trading online devono essere riportate nella Dichiarazione dei Redditi annuali.
Quale regime conviene a chi fa trading online?
L’autonomia, invece, è senz’altro il punto forte del trader che sceglie il regime dichiarato, pur con l’incombenza di occuparsi di tutti i calcoli, fino al versamento delle imposte. L’investitore in tale regime si avvale della possibilità di abbattere la base imponibile e di pagare meno imposte.