Chi ha compiuto 57 anni, ha perso il lavoro ed è iscritto a una delle forme pensionistiche complementari, può andare in pensione in anticipo sfruttando la RITA, cioè la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, ma di cosa si tratta e come funziona?
Cos’è la RITA: Rendita Integrativa Temporanea Anticipata
La Rita è stata introdotta nel nostro ordinamento con la legge di bilancio del 2017, inizialmente aveva carattere sperimentale, dal 2018 è invece diventata una misura strutturale che consente a chi ha già un’età avanzata e difficoltà a ricollocarsi nel mondo del lavoro di andare in pensione con 10 anni di anticipo accedendo però al montante accumulato presso fondi pensione. Per poter accedere a questa misura sono previsti dei requisiti.
Possono accedere coloro che :
- hanno cessato l’attività lavorativa;
- sono inoccupati;
- iscritti a forme pensionistiche complementari in regime di contribuzione fissa;
- hanno maturato almeno 20 anni di contributi;
- matureranno entro 5 anni dei requisiti anagrafici per accedere alla pensione di vecchiaia.
Quelli ora visti sono i requisiti previsti con l’introduzione della RITA nel 2017, con la legge di bilancio 2018, oltre a rendere strutturale questa misura, sono stati modificati in parte anche i requisiti. Ora è previsto che possano accedere alla RITA anche coloro che hanno compiuto 57 anni, ma solo nel caso in cui abbiano già maturato 24 mesi di disoccupazione, si tratta quindi di lavoratori che hanno difficoltà a ricollocarsi nel mondo del lavoro. In questo caso è necessario che abbiano cessato l’attività lavorativa, che, tenendo in considerazione il regime pensionistico di appartenenza, avrebbero maturato i requisiti per il collocamento in pensione entro 10 anni e avere maturato almeno 5 anni di partecipazione a forme di pensionamento integrative (questi sono ridotti a 3 se il lavoratore si sposta tra gli Stati Membri dell’Unione Europea).
Come funziona la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata
Al verificarsi delle condizioni viste, è possibile accedere alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, ma come funziona? Possono accedere alla RITA i lavoratori del settore privato e del settore pubblico, che hanno aderito a fondi pensionistici aperti o chiusi. Restano esclusi da tale beneficio coloro che hanno aderito a fondi pensionistici attivi prima del 1993 in quanto non compatibili con tale normativa.
Diciamo fin da subito che non si tratta di un regalo, infatti abbiamo appena visto che per poter accedere al beneficio è necessario che il lavoratore sia iscritto a una forma di previdenza complementare. Normalmente con il pensionamento si accede anche a questa “pensione integrativa”, per coloro che decidono di chiedere la RITA il pagamento di quegli importi viene semplicemente anticipato e nel frattempo si continuano a maturare i requisiti anagrafici per raggiungere il pensionamento ordinario. Il lavoratore può scegliere di accedere a questi fondi attraverso il versamento della RITA mensile, bimestrale, trimestrale. La cadenza non può essere più ampia del trimestre.
Come riscattare la RITA
Il lavoratore inoltre può decidere di riscattare tutto il capitale tramite la RITA o solo una quota, una volta scelta la formula, il capitale viene poi ripartito in base all’effettivo montante accumulato. Nel caso in cui dovesse decidere di riscattare solo una quota, in seguito potrà comunque ricevere una piccola pensione integrativa, mentre nel caso in cui dovesse riscattare per intero le somme che gli spetterebbero, al momento del pensionamento ordinario, riceverà semplicemente l’assegno pensionistico maturato, sebbene i coefficienti in questo caso saranno diversi e l’importo mensile potrebbe essere leggermente più alto rispetto a quello che si avrebbe con il riscatto della pensione integrativa insieme all’ordinaria.
Prima di presentare la domanda RITA è bene documentarsi e valutare ogni opzione, infatti le varie riforme che hanno colpito il sistema pensionistico italiano hanno portato l’assegno mensile a essere sempre più basso, un’ulteriore riduzione è dovuta al fatto che negli ultimi anni è diventato difficile per i lavoratori avere una certa continuità contributiva. Di fatto sono tali elementi ad aver portato molte persone a scegliere dei piani previdenziali complementari il cui obiettivo è far in modo di avere una vecchiaia economicamente più serena. Intaccare quel piccolo capitale, in molti casi può voler dire avere condizioni economiche precarie durante la vecchiaia.
Come accedere alla RITA
Come si può notare, la RITA è prevista dalla legge, ma di fatto è gestita attraverso il proprio fondo pensionistico, questo vuol dire che per poter ottenere la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata è necessario proporre la domanda al fondo che gestisce la propria pensione anticipata. Per presentare la domanda è necessario avere a disposizione l’Estratto Conto Integrato che si può ottenere tramite l’INPS. In alcuni casi i fondi pensione possono anche accettare l’autodichiarazione inerente gli anni di contributi effettivamente versati, ma riservarsi il diritto di chiedere anche in un secondo momento tale documento. Il consiglio è di produrlo fin dall’inizio in modo da evitare anche disguidi legati magari a periodi contributivi non versati dal datore di lavoro (purtroppo può capitare).
Vantaggi fiscali della RITA
Deve essere sottolineato che accedere alla RITA può portare dei vantaggi di tipo fiscale, infatti la rendita è tassata al 15%, solitamente la prima aliquota IRPEF è al 23%, inoltre nel caso in cui l’adesione alla previdenza complementare abbia avuto una durata superiore ai 15 anni, per ogni anno successivo al primo vi è una riduzione dell’aliquota dello 0,3%. La tassazione in ogni caso non può essere inferiore al 9%. I contribuenti possono però scegliere di non avvalersi di tale aliquota e scegliere quella ordinaria, tale scelta deve essere resa nota attraverso la dichiarazione dei redditi. L’aliquota ordinaria potrebbe essere un vantaggio per chi usufruisce di detrazioni fisclai importanti.
Deve, infine, essere sottolineato che la RITA dura fino al raggiungimento dei requisiti anagrafici per la pensione ordinaria e per un periodo massimo di 10 anni. Inoltre è cumulabile con altre prestazioni, ad esempio opzione donna, pensione anticipata, ape sociale e quota 100. L’erogazione della RITA può anche essere revocata, ad esempio nel caso in cui si riesca a trovare un lavoro e quindi si preferisca ricollocarsi nel mondo del lavoro.