Il Reddito di cittadinanza potrebbe non solo dire addio ai centri per l’impiego. Ma anche introdurre nuove misure con i furbetti percettori illegittimi.
Reddito di cittadinanza: le ultime novità
Il reddito di cittadinanza, così come lo conosciamo, non ha prodotti i risultati sperati. Per tali motivi potrebbe affacciarsi una nuova ipotesi di riforma. Ad annunciarlo è la sottosegretaria al lavoro Tiziana Nisini. Secondo le sue parole si apre la possibilità di apertura alle agenzie per il lavoro private. Lo scopo è il medesimo dei centri per l’impiego e ciò trovare il punto di incontro tra domanda ed offerta. Ebbene questa possibilità perché mancano all’appello 10 mila operatori che avrebbero dovuto aiutare i famosi navigator. Altro fallimento che ha registrato il provvedimento grillino. Se si considera che da quando è stato varato il reddito di cittadinanza, hanno trovato lavoro tramite i centri per l’impiego solo il 4% dei lavoratori, si evidenzia il flop del risultato. Il restante 96% ha trovato collocazione tramite agenzie private.
Nuove regole anche per chi rifiuta la proposta di lavoro
Il reddito di cittadinanza, introdotto con decreto-legge n. 4 del 28 gennaio 2019, potrebbe subire modifiche anche nel tracciamento di chi rifiuta le offerte di lavoro. Tra i percettori del reddito sarebbero 700 mila le persone a cui è stata presentata un’offerta di lavoro, che però è stata rifiutata. Si ricorda che dall’introduzione vi era la possibilità di rifiutare solo due volte e alla terza il sussidio sarebbe stato perso definitivamente. Anche questo parò pare sia sfuggito di mano. Mentre le modifiche potrebbero portare all’attivazione di una banca dati nazionale. Questa introduzione dovrebbe permettere di controllare meglio, la posizione contributiva di ogni beneficiario.
I furbetti del 2020
E’ in valutazione anche la possibilità di accorciare da tre a due mesi, la durata dei contratti che non possono essere respinti. Tutte misure volte a combattere i furbetti del reddito di cittadinanza. Tuttavia nel 2020 sono circa 6 mila i furbetti rilevati che hanno intascato un totale di 50 milioni di euro. Soldi che secondo quanto stabilito dal decreto introduttivo del provvedimento grillino dovrebbero essere restituiti.