Molte imprese sono dotate di un parco macchina di cui fanno parte le auto aziendali, il cui utilizzo è concesso ai dipendenti. Solitamente, un’auto aziendale non ha più di due anni di vita e non ha percorso più di 20.000 chilometri.
Per possedere una flotta aziendale sempre rinnovata, le relative vetture vengono sostituite quando sono ancora in buono stato, ossia, non usurate. Ma nel periodo in cui vengono utilizzate dai lavoratori di un’azienda, chi paga il carburante?
Assegnazione dell’auto aziendale
Abbiamo parlato di auto aziendali concesse da un’impresa ai dipendenti o ai propri collaboratori. A questo punto, c’è da premettere che l’attribuzione del veicolo ai lavoratori può avvenire a fini professionali, per ragioni personali, o entrambe le motivazioni. In quest’ultimo caso, si parla di vettura aziendale adibita ad uso promiscuo.
L’auto aziendale concessa a un dipendente per uso lavorativo, non ne prevede l’utilizzo personale, nemmeno per compiere il tragitto casa – lavoro.
Il veicolo aziendale assegnato a un dipendente per scopi personali, trova infrequente applicazione.
La vettura aziendale attribuita a un dipendente ad uso promiscuo, costituisce una modalità frequente. In tal caso, il lavoratore utilizza l’auto per ragioni professionali durante l’orario di lavoro, per compiere il tragitto casa – lavoro e, al di fuori dei turni lavorativi, per motivi personali.
Chi paga il carburante per l’auto ad uso promiscuo?
La domanda viene posta di frequente, visto che l’auto aziendale viene utilizzata sia a fini lavorativi che ad uso privato. La risposta è persino troppo banale: il costo del carburante è in parte a carico del datore di lavoro, in parte a carico del dipendente.
Quando il veicolo aziendale è usato dal lavoratore per lavoro, questi ha diritto ad ottenere il rimborso delle spese sostenute per il rifornimento di carburante. Diversamente dai tempi in cui esistevano le note schede carburante, ossia le ricevute relative ai costi per esso sostenuti, attualmente, si ricorre alle tabelle ACI che fanno riferimento ai costi chilometrici.
In pratica, il datore di lavoro utilizza le tabelle ACI per calcolare la quota forfettaria di rimborso del carburante che spetta al dipendente cui è stato concesso l’utilizzo dell’auto aziendale. Va da sé, che il carburante acquistato per uso personale della vettura, non c’è alcun rimborso. Tuttavia, esiste un’eccezione.
Auto aziendale ad uso promiscuo: buoni carburante
Quando il dipendente a cui è stata attribuita l’auto aziendale ne fa un uso personale, teoricamente non dovrebbe ottenere alcun rimborso da parte del datore di lavoro per i costi sostenuti relativi al rifornimento di carburante. Tuttavia, nel caso in cui l’impresa si avvale del welfare aziendale, tra i fringe benefit concessi ai propri lavoratori, possono esserci i buoni carburante.
In tal caso, il dipendente ha la possibilità di ammortizzare le spese effettuate per acquistare il carburante relativo alla propria vettura ma anche per il rifornimento dell’auto aziendale.
Il rimborso di carburante per un’auto aziendale ad uso promiscuo
Il costo per il rifornimento di carburante sostenuto dal dipendente per l’auto aziendale in caso di trasferte lavorative, deve essere rimborsato dal datore di lavoro. Qualora la vettura sia stata assegnata al lavoratore per uso promiscuo, le spese per il carburante vengono pagate in parte dall’azienda e in parte dal dipendente.
Poiché la normativa vigente non prevede il rimborso in base a quanto realmente speso alla pompa, si fa ricorso all’utilizzo delle tabelle ACI che variano ogni anno.
Le tabelle ACI 2021 per l’uso del veicolo ad uso promiscuo: il calcolo per il rimborso chilometrico
Le tabelle per il calcolo del rimborso chilometrico ACI si basano sul prezzo del carburante indicato dal Ministero dello Sviluppo Economico, aggiornato ogni mese per essere più realistico, ma anche sul tipo di veicolo usato per il viaggio di lavoro.
Per effettuare il calcolo si deve prendere in considerazione l’ultima colonna della tabella ACI che indica il fringe benefit annuale. Il costo chilometrico relativo deve essere moltiplicato per i chilometri percorsi dichiarati dal dipendente. Il risultante rimborso finale verrà inserito nella busta paga del dipendente insieme alla retribuzione, ma con una voce a parte.