Il concetto di flessibilità del lavoro ha sempre creato un dibattito acceso a tutti i livelli. La sua introduzione in qualità di categoria giuridica in Italia è riconducibile alla legge Treu del 1997 sul lavoro interinale. Quest’ultimo prevede la partecipazione di un’agenzia di somministrazione del lavoro, un soggetto in cerca di occupazione e un’azienda che ne richiede la prestazione lavorativa.
Come già accennato, le polemiche non sono mai mancate sulla flessibilità lavorativa, concetto che ha trovato spazio in Europa ancora prima che nel nostro Paese, sin dai primi anni novanta. In linea teorica, lo strumento di lavoro flessibile ha come obiettivo la crescita e l’evoluzione del lavoratore tramite il miglioramento delle proprie competenze e l’aumento del proprio reddito. In realtà, soprattutto con l’avvento della crisi economica, la flessibilità del lavoro è gradualmente sfociata nel precariato, portando meno stabilità al lavoratore ma anche redditi più bassi.
Flessibilità del lavoro: cosa significa
In pratica, la flessibilità lavorativa consente al lavoratore di mutare le proprie condizioni di lavoro nel tempo, orari e luoghi, ma anche si svolgere un’attività cambiando mansione, se non occupazione e datore di lavoro.
Lo strumento di lavoro flessibile, oramai non si applica solo alle forme di lavoro occasionali o a termine, ma anche ai contratti a tempo indeterminato. E’ il caso del lavoratore disposto a prestare la propria attività lavorativa per più di 8 ore al giorno o nei festivi e prefestivi, oppure di quello che si presta a trasferte di lavoro anche lunghe.
Tutto ciò, ha portato gli addetti ai lavori a pensare che a trarne vantaggio dalla flessibilità del lavoro siano solo i datori i lavoro o le aziende che, possono gestire come meglio credono e in base alle proprie esigenze i lavoratori, puntando all’aumento della produttività. Ma chi ha ragione in questa diatriba?
Lavoro flessibile: vantaggi e svantaggi per il lavoratore
Partendo dalla flessibilità dell’orario di lavoro, il dipendente potrebbe sfruttarla per ottimizzare l’organizzazione della sua giornata, potendo andare incontro al soddisfacimento di esigenze personali e bisogni familiari.
Un altro vantaggio, consiste nella possibilità di ridurre i tempi degli spostamenti e magari i costi del carburante. Pianificando il tutto al meglio, il lavoratore può evitare lo stress del traffico delle ore di punta, concedersi una pausa quando lo ritiene più opportuno e lavorando negli orari in cui è più produttivo.
I rischi, invece, a cui va incontro il dipendente è la perdita di efficacia lavorativa. Svolgere la propria attività in smart working, per esempio, potrebbe portare problemi in ambito familiare da entrambe le parti. Lo svantaggio è anche quello di non poter tracciare nel concreto, il confine tra lavoro svolto da casa e tempo da dedicare, in casa, alla propria famiglia.
Flessibilità del lavoro: vantaggi e svantaggi per il datore di lavoro
Ottimizzare l’utilizzo dello strumento di lavoro flessibile, per un’azienda vuol dire avere dipendenti più soddisfatti, il che, di solito è sinonimo di maggiore produttività. Se il lavoratore può pianificare la sua giornata a seconda delle sue esigenze, il datore di lavoro avrà molto meno assenteismo, minore richiesta di permessi e riduzioni dei ritardi.
Inoltre, l’azienda è in grado di dare un immagine del luogo di lavoro più adatto per le famiglie. Per realizzare ciò, è necessario che il datore di lavoro si attivi per pianificare la propria attività con orari di lavoro che oltre a soddisfare i dipendente, possano soddisfare anche i bisogni aziendali e il mercato di competenza.
Tuttavia, esistono anche degli svantaggi per un’azienda che si avvale di una flessibilità del lavoro. Ad esempio, qualche dipendente potrebbe rendere meno sul lavoro senza la supervisione di qualcuno. Qualora l’orario di disponibilità dei clienti non dovesse corrispondere a quello di lavoro dei dipendenti, si creerebbe una falla nell’organizzazione lavorativa.
Il datore di lavoro deve riuscire a non creare disparità nella concessione del lavoro flessibile, altrimenti potrebbero nascere dissidi tra lavoratori. Ad esempio, quando a un dipendente può lavorare da casa e altri no, può nascere un malcontento che non può che nuocere all’azienda.
Conclusioni
Come tutti gli strumenti, anche quello del lavoro flessibile va utilizzato al meglio, sfruttandone tutte le potenzialità. In tal caso, i vantaggi per un’azienda e i suoi dipendenti prevarrebbero sugli svantaggi. E’ fondamentale la capacità di un datore di lavoro o chi per esso, di gestire la flessibilità del lavoro andando incontro alle esigenze dei suoi dipendenti attraverso anche dei benifit. E, allo stesso tempo, sfruttare la loro soddisfazione e una generata condizione di maggiore benessere, per diventare più efficienti sul lavoro, quindi, più produttivi per l’azienda.
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