I titolari di partita IVA godono di molti vantaggi nell’adesione al regime forfettario, grazie all’aliquota agevolata applicata sul reddito imponibile del 15% e a quella ridotta del 5% applicata per le nuove attività.
Dei requisiti e limiti richiesti per l’accesso al regime forfettario abbiamo già parlato, ma per evitare che si faccia confusione tra fatturato conseguito e reddito imponibile, scopriamo qual è la differenza e come si calcola il reddito netto o imponibile.
Reddito imponibile e fatturato incassato: differenze
Come abbiamo appena accennato, la tassazione agevolata utilizzata nel regime forfettario per le partita IVA viene applicata sul reddito imponibile e non sul fatturato totale. Quest’ultimo è costituito dall’ammontare delle fatture emesse e incassate nel corso dell’anno.
Il reddito imponibile, invece, è la parte del fatturato sottoposta a tassazione, una volta sottratte le spese inerenti l’attività professionale o aziendale che possono incidere in misure differenti a seconda del tipo di lavoro svolto e che si calcolano in modo diverso a seconda del regime fiscale scelto dal titolare di partita IVA.
Il calcolo può essere effettuato analiticamente, quindi, voce per voce nei regimi ordinario e ordinario semplificato. Oppure, forfettariamente: su base fissa nel regime forfettario.
Reddito netto e regime forfettario
Il regime forfettario è basato su un sistema di calcolo automatico, sia delle spese deducibili, sia del restante reddito lordo. Ossia, si procede con la deduzione dei costi sotto forma forfettaria, con una percentuale (coefficiente di redditività) che dipende dall’attività lavorativa svolta, quindi, dal codice Ateco associato alla partita IVA.
Avendo a disposizione questi dati, il consulente può valutare se sia il caso di adottare il regime forfettario piuttosto che quello ordinario. Infatti, nel caso di attività che prevede costi molto elevati, tanto da superare e non di poco il coefficiente di redditività, non conviene operare in regime forfettario.
Il calcolo del reddito imponibile
Il reddito imponibile nel regime forfettario viene, dunque, calcolato in base al codice Ateco associato alla partita IVA e al relativo coefficiente di redditività, ma anche sulla somma versata nell’anno per i contributi previdenziali.
Il reddito derivante dal fatturato incassato a cui viene applicato il coefficiente di redditività è denominato reddito lordo. Per ottenere il reddito imponibile tassato forfettariamente, è necessario sottrarre l’importo relativo ai contributi dal reddito lordo.
E’ importante tenere presente a quale percentuale corrisponde il coefficiente di redditività applicato ai vari codici Ateco.
Prendendo ad esempio le attività commerciali all’ingrosso e al dettaglio, il coefficiente è pari al 40%. Ciò significa che il reddito lordo su un fatturato annuo di 50.000 euro è pari a 20.000 euro. Mentre, la quota dedotta riguardante i costi inerenti tale attività è pari a 30.000 euro (60%).
L’esempio precedente riguarda il coefficiente di redditività più basso. Prendiamo ora in esame, uno più alto, pari al 78% e che riguarda le attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi. In tal caso, il reddito lordo su un fatturato incassato annuo di 50.000 euro è pari a 39.000 euro, mentre la quota dedotta per le spese correlate a questa attività è pari al 22% (11.000 euro).
Regime forfettario: spese deducibili
Parlando di quote dedotte per le spese professionali o aziendali, c’è da rimarcare che nel regime forfettario tali costi non sono deducibili. Quindi, prendendo in considerazione questo, ma anche quanto detto nel paragrafo precedente, la conclusione è che se le spese per l’attività sono molto alte, conviene aderire al regime ordinario o semplificato. A tal proposito, se sei interessato: Quanti tipi di Partita Iva esistono? I regimi fiscali: requisiti, vantaggi e svantaggi
Reddito imponibile: a cosa serve
Dopo quanto detto, è chiara la differenza tra fatturato incassato, reddito lordo e reddito imponibile, illustriamo come avviene il calcolo delle tasse nel regime forfettario.
Nel regime forfettario l’imposta sostitutiva applicata sul reddito netto è del 15%, mentre quella ridotta per start-up è del 5%.
Il reddito lordo si utilizza per calcolare i contributi di previdenza che corrispondono ad una aliquota del 25,72% da versare alla Gestione Separata INPS; l’aliquota è variabile nel caso di professionisti, in quanto differentemente stabilità dalla Cassa di Previdenza di ogni Ordine; l’aliquota da versare alla Gestione Artigiani e Commercianti è da calcolare solo sull’eventuale parte eccedente il reddito minimo di 15.953 euro.