Uno dei fringe benefit offerti dall’azienda e più apprezzato dai dipendenti è rappresentato dall’utilizzo dell’auto aziendale.
Al dipendente, il veicolo può essere fornito per uso strumentale quindi, solo per impegni professionali, o per uso personale, o ancora per uso promiscuo. Quest’ultima assegnazione prevede che il lavoratore possa utilizzare l’auto aziendale sia per motivi privati che per motivi lavorativi.
A seconda della modalità d’uso, varia anche la tassazione. In questo articolo ci concentriamo sull’uso promiscuo dell’auto aziendale: non solo in riferimento al regime fiscale, ma anche su chi può guidarla e se all’impresa conviene acquistarla o scegliere il noleggio a lungo termine.
Auto aziendale per uso promiscuo: chi può guidarla?
L’uso promiscuo dell’auto aziendale assegnata al dipendente, per essere più precisi, prevede il suo utilizzo in prevalenza per motivi di lavoro e nel tempo restante per esigenze private.
Chiedersi se sia solo il lavoratore a cui è stata assegnata l’auto aziendale ad uso promiscuo a poterla guidare è lecito. In linea teorica, oltre al dipendente possono condurla anche i suoi familiari. Praticamente, invece, è l’impresa a deciderlo, motivo per cui, nel contratto di attribuzione al lavoratore è preferibile indicare se l’auto aziendale per uso promiscuo può essere guidata solo da lui o anche dai familiari del dipendente.
In ogni caso, tutte le persone autorizzate a condurre il veicolo devono essere inseriti nell’assicurazione. Poiché l’auto è di proprietà dell’azienda, nel caso in cui venga utilizzata per più di 30 giorni dal dipendente o eventualmente dai familiari a cui è stata data la facoltà di guidare il veicolo, ricorre l’obbligo da parte del lavoratore di comunicare i nominativi alla Motorizzazione, onde evitare una multa e il ritiro del libretto di circolazione.
E’ pur vero, che nel caso di auto aziendale ad uso promiscuo, è praticamente impossibile che i familiari del dipendente a cui è stato concesso l’utilizzo, possano beneficiarne per ragioni personali per così tanto tempo.
Comunicazione alla Motorizzazione
Quando l’auto intestata all’azienda viene concessa in uso al dipendente, è necessario provvedere all’invio di una comunicazione, tramite l’apposito modello, del nominativo dell’utilizzatore alla Motorizzazione, con la richiesta di trascrizione nella carta di circolazione e negli archivi nazionali.
La richiesta deve includere la delega dell’azienda e una ricevuta di pagamento relativa all’imposta di bollo del valore di 16 euro, da effettuare sul c/c postale n. 4028. Inoltre, va inviata la ricevuta di pagamento dei diritti della motorizzazione pari a 9 euro, con versamento sul c/c postale n. 900.
Nel caso di più veicoli aziendali concessi in uso ai dipendenti, è possibile inoltrare un’unica richiesta comprendente i nominativi e i tutti i veicoli.
Dopo la verifica della Motorizzazione di tutta la documentazione, l’annotazione viene eseguita.
Auto aziendale uso promiscuo: il calcolo del fringe benefit
Determinare quando l’utilizzo dell’auto aziendale ad uso promiscuo avviene a scopo personale è praticamente impossibile, quindi, si è deciso di applicare il calcolo forfettario a questo fringe benefit. Il TUIR presume che il veicolo venga usato dal dipendente per impegni lavorativi, cinque giorni alla settimana. Allo stesso modo, che il medesimo venga utilizzato nel weekend per ragioni personali, ossia per circa il 30% del tempo.
Avendo stabilito che la percorrenza media di un’auto aziendale ad uso promiscuo è pari a 15.000 km, il 30% corrisponde a 4.500 km. Quindi, il calcolo del fringe benefit in questione è determinato dal costo per chilometro ACI moltiplicato per 4.500. L’importo che ne deriva viene preso come riferimento, insieme alla retribuzione economica, per calcolare in busta paga le ritenute fiscali e le trattenute contributive.
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Chi paga il carburante per l’auto aziendale uso promiscuo?
Poiché abbiamo già chiarito che l’auto aziendale per uso promiscuo viene utilizzata per impegni derivanti dal lavoro ma anche da ragioni personali, il carburante viene pagato sia dall’azienda che dal dipendente. Ma in quale misura?
Quando il lavoratore utilizza la suddetta auto aziendale per impegni relativi al lavoro, ha diritto al rimborso delle spese sostenute per acquistare il carburante. Tuttavia, a differenza di quanto si possa pensare, non è la ricevuta ad attestare l’importo del rimborso.
Come accade per il calcolo del fringe benefit, anche per il rimborso del carburante ci si affida alle tabelle ACI, per la precisione ai costi chilometrici. A questo punto, i km percorsi dal dipendente con l’auto aziendale uso promiscuo vanno moltiplicati per il costo chilometrico. Il costo del carburante acquistato per motivi personali sono a carico del dipendente, per cui non è previsto alcun rimborso.
Auto aziendale uso promiscuo: i vantaggi fiscali
Concedere al dipendente l’utilizzo di un’auto aziendale ad uso promiscuo è fiscalmente conveniente. Infatti, è possibile dedurre il 70% del valore dal reddito d’impresa. Questo beneficio è valido a patto che il veicolo venga usato dal dipendente per più di 183 giorni l’anno. Diversamente, è possibile dedurre solo il 20%.
Per quanto riguarda la detrazione dell’auto aziendale uso promiscuo, c’è il limite del 40% dell’IVA che sale fino al 100% in caso di benefit addebitato con fattura soggetta all’IVA.
In base ai vantaggi fiscali derivanti dall’utilizzo, anche se concesso a un dipendente, di un’auto aziendale ad uso promiscuo, per l’usura a cui è soggetta visto il doppio utilizzo (a fini strumentali e privati), per il valore dell’usato minore rispetto ad altri tipi di uso, per il canone mensile che include tutti i servizi ma non comprende il valore residuo dell’auto, non c’è dubbio che all’azienda convenga noleggiare il veicolo a lungo termine.