Chi non lavora ha diritto alle detrazioni fiscali?

tetto detrazioni fiscali

In Italia il Fisco, sul reddito imponibile che è soggetto a tassazione, permette di ottenere una riduzione delle tasse da pagare grazie alle cosiddette detrazioni fiscali. La lista degli oneri detraibili, tra l’altro, è davvero ampia, ma per sfruttare al massimo le detrazioni è necessaria la cosiddetta capienza fiscale.

In altre parole, per un contribuente con reddito basso o nullo sfruttare al massimo le detrazioni fiscali è praticamente impossibile proprio perché in questo caso c’è incapienza parziale o totale. Ed allora, per esempio, chi non lavora ha diritto alle detrazioni fiscali?

Quando chi non lavora ha diritto alle detrazioni fiscali e quando no

Al riguardo c’è da dire che, in linea generale, chi non lavora non è a priori tagliato fuori dall’accesso alle detrazioni fiscali. Pur non avendo reddito da lavoro, infatti, il contribuente può comunque scaricare dalle tasse gli oneri detraibili, sempre fino a capienza, nel caso in cui abbia altri redditi da dichiarare al Fisco.

Tecnicamente, e per definizione, un contribuente ha capienza fiscale quando, rispetto all’imposta da versare, ha un reddito congruo che permetta, grazie alle detrazioni ed anche alle deduzioni fiscali, di poter ottenere rimborsi fiscali, benefit ed anche dei bonus. In assenza di una capienza fiscale adeguata, invece, il contribuente praticamente perde soldi in quanto il reddito imponibile è troppo basso. La situazione si complica, inoltre, quando il contribuente rientra nella cosiddetta no tax area.

E questo accade, per esempio, quando ad un lavoratore dipendente sono state effettuate, nell’anno di imposta, delle trattenute superiori all’IRPEF da pagare. In tal caso, se non si hanno altri redditi da dichiarare, indicare in dichiarazione gli oneri detraibili sostenuti è praticamente inutile in quanto non si avrà diritto ad alcun rimborso fiscale.

In questo caso, infatti, è alto il rischio di non poter recuperare alcun credito di imposta da oneri detraibili che spaziano dalle spese sanitarie a quelle veterinarie, e passando per le spese funebri, i canoni di locazione, le spese scolastiche ed universitarie, le spese per le attività sportive dei figli e per l’asilo nido.

E lo stesso dicasi per gli interessi passivi su mutui prima casa e per eventuali le spese per intermediazione immobiliare sostenute nell’anno di imposta di riferimento. E questo perché, per fissare le idee, sui redditi del 2020 la dichiarazione del 2021 deve essere compilata dal contribuente inserendo solo ed esclusivamente le spese detraibili o deducibili che sono sostenute sempre nel 2020.

Detrazioni superbonus 110% e cessione dell credito per non perdere le agevolazioni

Per quanto detto, quindi, valutare in anticipo il proprio livello di capienza fiscale è fondamentale al fine di non perdere soldi specie quando, per esempio, le detrazioni fiscali sono corpose come quelle relative al superbonus 110% per il quale c’è comunque una scappatoia a norma di legge per non perdere del tutto le agevolazioni.

Il contribuente incapiente, giocando d’anticipo, può infatti optare, per il superbonus 110%, per la cessione del credito ad una banca oppure alla società che effettua i lavori. Anziché recuperare e ripartire lo sconto di imposta in 10 quote annuali in sede di dichiarazione dei redditi.