Il welfare aziendale non è di natura monetaria in quanto rappresentato da tutte le iniziative, servizi e beni messi a disposizione dall’impresa come sostegno al reddito per aumentare il potere di spesa, la salute e il benessere del lavoratore con contratto a tempo indeterminato.
In parole semplici, si tratta di benefit e vantaggi per il lavoratore, ma è anche vero che tutto questo costituisce un vantaggio anche per il datore di lavoro.
I benefit che rientrano nel welfare aziendale
I benefit aziendali non migliorano solo il lavoro, ma anche la qualità e lo stile di vita dei lavoratori. Tra i principali e più apprezzati ci sono i premi immediati come il buono spesa. A seguire, il food and beverage, i benefit finanziari, i buoni pasto, l’assistenza sanitaria privata sia di tipo fisico che psicologico, i trasporti pubblici, la formazione, l’auto aziendale, i servizi per i bambini come gli asili nido all’interno dell’azienda e le baby sitter convenzionate, colonie estive e spese scolastiche. Per i figli più grandi, i rimborsi per lo sport, corsi di lingue straniere e viaggi.
La carta di credito messa a disposizione dall’impresa piace al dipendente che non deve più anticipare le spese inerenti al lavoro, ma piace anche al datore di lavoro che può gestire e tracciare le spese del personale. Tra i benefiti aziendali può rientrare il buono carburante, la flessibilità dell’orario di lavoro, le ferie aggiuntive, in casi eccezionali anche l’anno sabbatico.
I fringe benefit
Per fringe benefit s’intendono i benefici accessori per cui non è prevista alcuna tassazione entro il limite di 258,23 euro, portato a 516,46 euro per il 2020 e 2021. Ne fanno parte il servizio mensa aziendale, la convenzione con bar, ristoranti e similari solitamente vicino alla sede. Ma anche le rette scolastiche, i buoni pasto, l’auto aziendale concessa anche come noleggio a lungo termine o per contratti di leasing. Gli smartphone anche per uso privato, i premi riguardanti polizze vita e assicurazioni extra-infortuni con una soglia di esenzione pari a 3.615 euro. Il limite di 5.164 euro per la previdenza complementare.
Welfare aziendale: i vantaggi per il datore di lavoro
Applicare un piano di welfare aziendale, vuol dire poter disporre di un personale motivato. Di conseguenza, maggiore produttività per l’azienda, un’immagine migliore, un ambiente di lavoro sereno, un clima di grande fiducia tra le parti. Inoltre, costituisce anche un’arma per ridurre il turnover e i tempi di rientro dai congedi facoltativi, e per combattere l’assenteismo e la disparità di genere. Tutto ciò diventa attraente per gli aspiranti lavoratori e l’eventuale ricerca di personale dipendente qualificato diventerà più facile e veloce per l’azienda.
I vantaggi per l’impresa sono anche di carattere fiscale e contributivo, grazie alla detassazione totale o parziale del denaro investito. Tuttavia, per poterne beneficiare i benefit previsti dal piano di welfare aziendale devono essere offerti a tutto il personale dipendente o a una categoria omogenea di lavoratori. Inoltre, se i vantaggi fiscali per i dipendenti si applicano siano al piano di welfare che si basa su un contratto collettivo nazionale di lavoro, sia a quelli offerti dall’impresa su base volontaria, i benefit basati sul contratto saranno deducibili al 100%, quelli concessi volontariamente avranno una deducibilità che scende allo 0,5%. Per beneficiare del piano welfare, il dipendente deve percepire un reddito pari o inferiore a 80.000 euro.
Welfare aziendale: i vantaggi per il dipendente
I pro per il dipendente che usufruisce del welfare aziendale sono tanti e li abbiamo già elencati. Più in generale, aumentano il suo benessere personale, la capacità di conciliare il lavoro con la vita privata, un maggiore potere d’acquisto, la riduzione del cuneo fiscale e l’esenzione dagli obblighi contributivi.