Quanto è conveniente il riscatto della laurea in vista della futura pensione e quale scelta può essere più indicata rispetto al fondo pensione per il contribuente? Per rispondere a questa domanda, soprattutto in vista di un assegno di pensione più alto o di una via più breve per arrivare alla pensione, è necessario fare una prima generale considerazione.
Ovvero, di fronte alla scelta personale di riscattare gli anni universitari, a meno che non si è certi che il riscatto presso l’Inps possa portare ad anticipare la prima data utile per il pensionamento, l’opzione del fondo pensione appare, in genere, quella più conveniente. Vediamo perché.
Riscatto della laurea ai fini della pensione, come si può richiederlo
Rispetto al fondo pensione, il riscatto della laurea si incrementa secondo l’andamento del Prodotto interno Lordo (Pil) e i contributi sono interamente deducibili dal reddito imponibile ai fini fiscali. La prestazione che comporta il riscatto della laurea, tuttavia, è differita al momento in cui il richiedente maturerà i requisiti richiesti per andare in pensione di vecchiaia o per quella anticipata.
Per questo motivo, stabilire con un certo numero di anni di anticipo quello che sarà il beneficio una volta che si andrà in pensione risulta non sempre agevole. La determinazione di quanto verranno rivalutati i contributi versati per il calcolo della futura pensione dipenderà, infatti, da molteplici fattori. Tra questi, il coefficiente di trasformazione (al quale concorre il Prodotto interno lordo), il costo della vita e l’aspettativa di vita. In definitiva, la sopravvivenza media della popolazione.
Riscatto della laurea, quanto costa?
Pertanto, oltre al costo previsto per il riscatto della laurea, occorrerà tener presente la rivalutazione dei contributi che diventeranno pensione e della tassazione applicata. Nel sistema contributivo, nel quale il riscatto della laurea può avvenire in maniera agevolata secondo quanto prevede il decreto numero 4 del 2019 con il pagamento di poco più di 5.000 euro per ogni anno da riscattare, occorre tener presente della tassazione finale. Ad oggi, la tassazione prevista secondo le regole dei redditi da lavoro e assimilati è pari al 23%, a esclusione della tassazione regionale e comunale.
I fondi pensione, quali regole e convenienza
I fondi pensione presentano un primo vantaggio della deducibilità dei contributi nei limiti di 5.165 euro all’anno sul reddito imponibile. È tuttavia possibile che i contribuenti che non raggiungano questo limite possano pianificare i versamenti in modo da arrivare alla completa deducibilità fiscale. Diversamente dal riscatto della laurea, la rivalutazione dei contributi versati dipenderà dal rendimento annuo che si genera sui mercati finanziari dagli investimenti effettuati dai fondi pensione. Mediamente, il tasso di rivalutazione dei fondi pensione è superiore a quello del Prodotto interno lordo.
Fondi pensioni, i vantaggi della Rita
Inoltre, anche se la prestazione dei fondi pensione viene erogata alla maturazione della pensione di vecchiaia o anticipata, nella sostanza la norma permette al contribuente una serie di possibilità per rientrare velocemente nella disponibilità, anche in parte, delle somme versate. È il caso della Rendita integrativa anticipata temporanea (Rita), strumento che negli ultimi anni ha permesso ai contribuenti di poter ricevere anticipatamente la rendita prevista a scadenza sotto forma di pensione. La conversione dei contributi versati avviene mediante con un coefficiente stabilito dalla compagnia erogatrice della prestazione.
Fondo pensione, quale rivalutazione futura?
La rivalutazione futura del fondo pensione è soggetta al tasso annuo di rendimento ottenuto dalla compagnia di assicurazione. Di solito, il rendimento è più alto rispetto alla rivalutazione media applicata dall’Inps. All’atto del pensionamento, la metà della prestazione può essere richiesta in pagamento sotto forma di capitale. La tassazione del fondo pensione dipende dal periodo di iscrizione prevedendo un’aliquota massima del 15%, con un minimo del 9% dopo 35 anni di iscrizione.
Esempio di convenienza del fondo pensione rispetto al riscatto della laurea
La maggiore convenienza del fondo pensione rispetto al riscatto della laurea può essere dimostrata ricorrendo a un esempio concreto. Consideriamo un lavoratore nato nel 1981, iscritto per la prima volta all’Inps nel 2008 e dunque ricadente interamente nel meccanismo previdenziale contributivo, che decida di riscattare i quattro anni di laurea ottenuta con iscrizione universitaria tra il 2000 e il 2003. Sulla base della nuova normativa previdenziale, la prima data utile per la pensione del lavoratore ricadrebbe al compimento dei 64 anni di età con la pensione anticipata del sistema contributivo. Sono necessari altresì 20 anni di contributi e una pensione futura che sia di importo di almeno 2,8 volte la pensione minima.
Quanto rendono i fondi pensione?
Con il riscatto della laurea, applicando l’agevolazione prevista dal decreto 4 del 2019 e dunque con un pagamento di poco più di 5.000 euro per ogni anno universitario da riscattare, e un pensionamento con aliquota marginale del 27%, il futuro pensionato riceverebbe un incremento netto sull’assegno di pensione pari a 949 euro. Il rendimento è ottenuto mediante un tasso annuo dell’operazione pari all’1,4%. Nel caso in cui ci si trovasse di fronte a scegliere tra il riscatto della laurea e il fondo pensione, quest’ultimo potrebbe risultare più vantaggioso per rendimento. Infatti, nell’ipotesi del lavoratore, l’incremento della prestazione al netto sarebbe di 1.111 euro, con una rivalutazione che, all’atto della pensione, risulterà più elevata rispetto a quella ottenibile dall’Inps.