Decidere di aprire una partita Iva non è sempre una scelta facile. La prima cosa che un lavoratore deve valutare è se convenga farlo o meno. Intanto, c’è da dire che se non vuoi lavorare più come dipendente perché preferisci vendere beni od offrire servizi per guadagnare di più rispetto a uno stipendio fisso, ti conviene aprire una partita Iva.
Spesso, si opta per un lavoro autonomo in quanto non ci si vuole sottoporre ad alcun vincolo di subordinazione e quindi, si vuole avere la possibilità di lavorare in libertà pianificando strategie e tempi.
Partita Iva: obbligo di apertura
A volte, non puoi scegliere se aprire una partita Iva, per il semplice fatto che sei obbligato a farlo. Accade quando vuoi avviare un’attività commerciale, artigianale o industriale, una ditta individuale o un e-commerce. O ancora, se vuoi diventare un libero professionista a prescindere dall’iscrizione o meno all’albo professionale, con l’intenzione di lavorare in modo abituale e continuativo.
Quando conviene lavorare con partita Iva?
Se non sei obbligato dalla legge ad aprire una partita Iva, hai bisogno di avere informazioni per capire se ti conviene farlo. E’ il caso di chi pensa di lavorare in modo saltuario e di non raggiungere un reddito superiore ai 5.000 euro. In questo caso è possibile lavorare come prestatore occasionale e rilasciare la ritenuta d’acconto al posto di una fattura, per certificare la prestazione e ottenere il compenso pattuito.
Per valutare al meglio l’opportunità di aprire una partita Iva, è fondamentale conoscere costi e implicazioni. L’apertura di per sé costa poco o niente, basta rivolgersi all’Agenzia delle Entrate e farne richiesta, l’Ufficio invierà in breve tempo un codice univoco di 11 cifre che rappresenta il numero di partita Iva e che consente al Fisco di identificare e controllare l’attività.
Tuttavia, procedere all’apertura di una partita Iva implica la regolarizzazione dei guadagni ottenuti e l’obbligo alla dichiarazione dei redditi, il pagamento delle tasse e il versamento dei contributi, ma anche sostenere il costo del commercialista per la tenuta della contabilità e per ricevere eventuali indicazioni e consigli. Inoltre, l’iscrizione alla Camera di Commercio o all’ordine professionale costituisce un altro costo.
In sintesi, aprire la partita Iva (quando non si è obbligati a farlo) conviene se i guadagni derivanti dall’attività intrapresa giustificano i costi da sostenere per avviare l’attività e mantenerla rispettando gli adempimenti previsti dalla legge. Sono da tenere in considerazione anche eventuali canoni di locazioni da pagare per l’uso di locali non propri, le bollette da pagare, la tassa sui rifiuti, la retribuzione da corrispondere a collaboratori o dipendenti.
Il regime fiscale
In ultima analisi è importante sapere cosa significa aderire al regime forfettario 2021 per le partite Iva. Lavorare con questo regime fiscale nel 2021 può influire sulla scelta di aprire una partita Iva. Esso prevede una tassazione del 15% fino a 65.000 euro di reddito complessivo, che si riduce al 5% per le startup in possesso dei seguenti requisiti:
- Il contribuente non deve aver esercitato, nei tre anni precedenti, attività artistica, professionale o d’impresa, anche se in forma associata piuttosto che familiare;
- la startup non deve costituire la prosecuzione di un’altra attività precedentemente svolta in qualità di lavoro dipendente o autonomo, escluso il caso del periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni;
- se viene proseguita un’attività svolta in precedenza da un altro soggetto, i fatturati realizzati nel periodo d’imposta precedente quello di riconoscimento del beneficio non devono superare il limite che consente l’accesso al regime forfettario.
Per approfondire: Regime forfettario 5%: requisiti e costi nel 2021
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