Per vendere online dei prodotti, si deve creare un sito e-commerce per inserirli in un catalogo. Per svolgere questa attività ti serve una partita IVA, anche se ci sono alcuni casi che analizzeremo successivamente, in cui non è necessario averla.
E-commerce indiretto e diretto
Fiscalmente parlando, il negozio online si divide principalmente in due categorie: il commercio elettronico indiretto e diretto.
Per e-commerce indiretto s’intende lo scambio di beni e servizi acquistati e pagati tramite internet, ma con consegna materiale all’acquirente. L’e-commerce diretto è lo scambio di beni e servizi con i quali il contratto si chiude online.
E-commerce e partita IVA: apertura e costi
Aprire partita IVA per vendere online tramite un e-commerce è obbligatorio se esiste un’organizzazione stabile, una continuità dell’attività e la professionalità a prescindere dal reddito percepito.
In presenza dei predetti requisiti si può la partita IVA affidandosi a un commercialista oppure utilizzando la procedura online tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate. Per prima cosa si deve indicare il codice ATECO che nel caso di un e-commerce è “Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto via internet” anche se ci sono delle eccezioni. Poi, procedere con la scelta del regime fiscale che andremo, a breve, ad analizzare.
Il successivo step contempla la compilazione della SCIA, ovvero la comunicazione di inizio attività e presentarla al proprio Comune di residenza. Poiché nel campo dell’e-commerce non c’è una sede fisica, sarà necessario indicare l’indirizzo di casa o del luogo in cui si lavora. Se si è già titolari di un negozio si può indicare quello come sede.
Come di consueto si dovrà procedere anche con l’iscrizione alla Camera di Commercio che prevede spese minime tra imposta di bollo e diritti di segreteria, mentre aprire partita IVA è a costo zero. L’ultimo passo da compiere è l’iscrizione alla Gestione Separata INPS per il versamento dei contributi previdenziali che saranno sia fissi che a percentuale.
Ricordiamo che è importante scegliere la forma giuridica di un e-commerce, da essa dipenderanno le responsabilità legali e le agevolazioni fiscali di cui si può fruire, la dimensione dell’organizzazione e il capitale da investire.
Il regime fiscale IVA per vedere online
Non c’è dubbio che per un e-commerce è preferibile aderire al regime forfettario indicato per un fatturato non superiore ai 65.000 euro l’anno. Così facendo, si ottengono le varie agevolazioni fiscali. Per prima cosa, una tassazione al 5% per i primi cinque anni di attività sul reddito imponibile (pari al 40% del fatturato). Dal sesto anno la tassazione sale al 15%. In secondo luogo, l’esenzione IVA che permette di essere più concorrenziali sul mercato a livello di prezzi di vendita.
Inoltre, il possessore di partita IVA a regime forfettario è esonerato dagli studi di settore, e dall’obbligo di fatturazione elettronica. Tuttavia, è obbligato a inviare il modello Intrastat per le vendite effettuate a clienti nei Stati dell’Unione europea.
Contributi previdenziali per e-commerce
Come già anticipato, il titolare di un negozio online deve pagare i contributi fissi, nell’ordine di circa 3.600 euro da versare in quattro rate trimestrali a prescindere dal reddito conseguito. Ma anche i contributi a percentuale con applicazione di aliquota al 24% solo sulla parte eccedente la soglia minima di reddito imponibile.
I titolari di partita IVA che accedono al regime forfettario possono chiedere una riduzione del 35% sui contributi, sia fissi che a percentuale. Inoltre, con tale regime fiscale, i contributi previdenziali sono deducibili nella dichiarazione dei redditi, salvo la quota del 60% per le spese, indicata dal coefficiente di redditività.
Vendere online senza partita IVA
Se si avvia un e-commerce è necessario avere una partita IVA, ma nel caso si abbia intenzione di vendere online pochi prodotti e solo saltuariamente, si può emettere una ritenuta d’acconto in quanto si configura la vendita occasionale.
Per usufruire dell’esenzione della partita IVA, i ricavi non devono superare i 5.000 euro netti annui. Invece, per chi vende prodotti non sussistono limiti di quantità e i 30 giorni lavorativi. Altro requisito: non bisogna avere collaboratori o lavoratori subordinati, la produzione va svolta in prima persona.
Le ricevute di pagamento devono essere rilasciate e serviranno per la dichiarazione dei redditi, tramite il modello 730 o modello Unico. La ricevuta deve indicare nome e cognome dell’acquirente e del venditore, la descrizione del prodotto venduto e il prezzo relativo. Data, luogo e firma del venditore. Precisare che si tratta di una vendita occasionale e apporre sulla ricevuta una marca da bollo da 2 euro, per gli importi che superano i 77,47 euro.
In caso di un progetto con scadenza temporale è possibile aprire un e-commerce o una landing page attivi non oltre i trenta giorni.