Il regime forfettario delle partite Iva rinnova il confronto degli autonomi con i lavoratori dipendenti. Dall’analisi del prelievo dell’Irpef, infatti, a parità di reddito tra gli autonomi e i dipendenti, gran parte delle partite Iva paga un’Irpef minore. In particolare per gli autonomi ricadenti nel regime forfettario con imposta sostitutiva del 15%, la cosiddetta “flat tax”, estesa dalla legge di Bilancio 2019 agli autonomi che abbiano ricavi entro i 65.000 euro annui.
Partita Iva, la scelta della flat tax per il regime forfettario
Il regime agevolato del quale beneficia chi apre una partita Iva forfettaria, con la non applicazione dell’Irap, dell’Iva e delle addizionali Irpef, sta portando a una maggiore preferenza nella scelta degli autonomi verso la flat tax. Ad oggi le partite Iva con regime forfettario costituiscono il 30% del totale degli autonomi, ma l’incidenza verso questo regime si sta accrescendo ulteriormente negli anni. Nel 2020, infatti, il forfait è stata la scelta per il 46,4% delle nuove partite Iva, e circa il 50% per quelle del primo trimestre di quest’anno.
A chi conviene di più il regime forfettario delle partite Iva e la tassa fissa
Chi massimizza i benefici della partita Iva a regime forfettario sono soprattutto i lavoratori autonomi che hanno una soglia di fatturato quanto più vicina al limite dei 65.000 euro. E dunque, con la flat tax fissata al 15%, sono soprattutto i professionisti a sfruttare al massimo il regime agevolato, avendo una bassa incidenza dei costi e un elevato coefficiente di redditività. La convenienza al regime forfettario è testimoniato dal fatto che le piccole imprese cercano di rimanere il più possibile nel sistema agevolato. Ciò diventa disincentivante per lo sviluppo dell’economia e delle imprese. Ma anche la progressività delle imposte, rispetto alla flat tax, pone dei dubbi sulla reale equità e redistribuzione delle tasse. Si pensi, ad esempio, al salto di 11 punti Irpef tra il secondo e il terzo scaglione, dal 27 al 38%.
Aliquote Irpef del lavoro dipendente a confronto con i coefficienti di redditività della flax tax
Nel confronto tra partita Iva del regime forfettario e aliquote Irpef applicate al lavoro dipendente, non possono essere esclusi altri fattori e proposte di revisione del sistema fiscale. In primis, il regime forfettario ha portato qualche anno fa al debutto dei coefficienti di redditività, poi rivisti dopo l’innalzamento della soglia dei ricavi a 65.000 euro (dai 25.000 minimi). Tuttavia, gli stessi coefficienti non risultano coerenti con le strutture dei costi delle aziende, soprattutto per quelle di maggiori dimensioni. In ambito di riforma fiscale, non mancano le iniziali proposte di aumentare l’aliquota della flat tax al primo scaglione Irpef applicato anche ai lavoratori dipendenti, pari al 23%.
Lavoratori dipendenti e Irpef: progressività a scaglioni e detrazioni
Un reale confronto sul sistema Irpef tra la partita Iva forfettaria e la progressività a scaglioni del lavoro non autonomo non può escludere le specifiche detrazioni, rispetto al reddito e ai carichi familiari, applicati ai lavoratori alle dipendenze. Le stesse aliquote Irpef, pertanto, vanno valutate sulla base della struttura delle detrazioni applicate per il lavoro e la famiglia, determinando le effettive aliquote marginali.
Esempio di pagamento Irpef lavoratore autonomo e dipendente: meno Irpef o più detrazioni?
Scendendo nel confronto tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi forfettari, si può fare l’esempio di un lavoratore dipendente e di un autonomo con un reddito annuo di 24.500 euro: il secondo si troverà nella situazione ideale di pagare il 15% di imposte ma senza oneri deducibili e detraibili, o carichi familiari. Mentre i lavoratori dipendenti, quasi nella globalità, hanno altri oneri detraibili. Dunque, dall’ultimo calcolo fiscale dei lavoratori dipendenti, quasi tutti i 22 milioni e 200 mila (pari al 54% dei contribuenti) beneficiano di detrazioni d’imposta e circa il 39% ottiene agevolazioni per carichi di famiglia.