Congedo di maternità: come funziona per dipendenti e per autonomi

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Il congedo di maternità corrisponde al periodo di astensione obbligatoria della gestante/madre, questo viene riconosciuto sia alle lavoratrici dipendenti, sia a quelle autonome. Scopriamo come funziona!

Congedo di maternità: cos’è

Il congedo di maternità 2021 è disciplinato dal Decreto legislativo 26/03/2001 n° 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità) e ha una durata di 5 mesi. Durante tale lasso di tempo la lavoratrice dipendente ha l’obbligo di astenersi dal lavoro, il periodo inizia 2 mesi prima rispetto alla data prevista per il parto e termina 3 mesi dopo la nascita del bambino.  Per le lavoratrici dipendenti vi è la possibilità di posticipare l’uscita dal lavoro fino al mese precedente rispetto alla data presunta per il parto. Per posticipare l’uscita dal lavoro è necessario presentare un certificato medico in cui si attesti che la permanenza sul lavoro non mette a rischio la salute del nascituro e della madre.  In questo caso sarà possibile fruire del congedo di maternità per i 4 mesi successivi al parto. Il totale del periodo di astensione obbligatoria dal lavoro resta comunque di 5 mesi. Il congedo può essere anticipato nel caso di gravidanza a rischio oppure nel caso in cui le mansioni siano incompatibili con lo stato di gravidanza.

Congedo di maternità dopo il parto

Per il 2021 è stata confermata la possibilità di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo il parto. Come chiarito con la circolare INPS 12 dicembre 2019 n 148 , le donne possono decidere di posticipare l’inizio dei 5 mesi di congedo obbligatorio di maternità al momento della nascita del bambino, questa facoltà è ammessa esclusivamente nel caso in cui le condizioni di lavoro non mettano a rischio la salute della donna e del nascituro. Per poter accedere a tale facoltà è necessario il certificato di un medico specialista del Servizio Sanitario Nazionale o convenzionato e del “medico competente ai fini della prevenzione per tutela della salute sui luoghi di lavoro“.

Adozione, affidamento,  affido pre-adottivo

Il congedo di maternità 2021 viene riconosciuto anche per gli affidi e per le adozioni, in questo caso inizia con l’ingresso del bambino nella famiglia, mentre nel caso di adozione internazionale, il periodo del congedo di maternità può iniziare con l’ingresso in Italia del bambino. A tale proposito deve essere sottolineato che l’INPS con la circolare 66 del 2018 ha chiarito che  in caso di affidamento non pre-adottivo è possibile avere il congedo di maternità retribuito, ma solo per 3 mesi.

Chi paga il congedo di maternità

Per le lavoratrici dipendenti il pagamento è a carico dell’INPS, ma viene anticipato dal datore di lavoro. Questa regola non si applica a colf e badanti, in questo caso il pagamento è direttamente in capo all’INPS. L’importo è pari all’80% dell’ultima retribuzione giornaliera.

Lavoratrici autonome

Le lavoratrici autonome cioè commercianti, artigiane, imprenditrici agricole, coltivatrici dirette, coloni e mezzadre hanno diritto al congedo di maternità pari all’80% del reddito giornaliero. Possono usufruire di questa indennità senza obbligo di lasciare il lavoro, quindi possono continuare a lavorare. Per poter ottenere l’indennità devono comunque aver regolarmente versato i contributi.

Il congedo di paternità obbligatorio

Il congedo di paternità obbligatorio è un istituto che può essere definito residuale e non deve essere confuso con il congedo parentale. Trova applicazione esclusivamente nel caso di:

  • morte o grave infermità della madre ( naturalmente tali fatti devono essere certificati);
  • abbandono del figlio da parte della madre  o mancato riconoscimento da parte della stessa;
  • affidamento esclusivo del figlio al padre ( occorre un provvedimento giudiziario).

Come richiedere il congedo di maternità

La domanda per il congedo di maternità 2021 deve essere inoltrata all’INPS prima che inizi il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro,  per inoltrare la domanda un medico del Servizio Sanitario Nazionale o convenzionato deve far pervenire all’INPS il certificato di gravidanza. Entro 30 giorni dal parto la lavoratrice deve darne ulteriore comunicazione all’INPS indicando anche le generalità del nato. La domanda può essere presentata tramite i servizi online, telefonicamente tramite il contact center 803 164  da rete fissa e 06 164 164 da rete mobile, oppure attraverso un patronato/CAF.

Faq

Le lavoratrici disoccupate hanno diritto al congedo di maternità 2021? Sì, nel caso in cui il periodo di congedo di maternità inizi entro 60 giorni dall’ultimo giorno di lavoro; nel caso in cui la lavoratrice abbia diritto all’indennità di disoccupazione o alla cassa integrazione, anche in tale periodo viene riconosciuto il diritto al congedo di maternità retribuito.

Le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS hanno diritto al congedo di maternità? Sì. Deve però essere sottolineato che dal 2017 le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS (parasubordinate e libere professioniste non iscritte ad altre casse di previdenza), non hanno più obbligo di astensione dal lavoro. Per avere  il riconoscimento dell’indennità è necessario che la lavoratrice abbia versato almeno 3 mesi di contributi nei 12 mesi antecedenti l’inizio del congedo di maternità e il versamento deve comprendere l’aliquota maggiorata dello 0,72%.

Cosa succede in caso di aborto? Se l’aborto avviene nel periodo compreso tra il 3° e il 6° mese la donna lavoratrice ha dirittoa un periodo di malattia determinata da gravidanza. In base alle circolari n. 48/1993 e n. 51/2001 questo periodo non si cumula a precedenti o successivi periodi di malattia al fine del calcolo del periodo di comporto. Se invece l’aborto avviene dopo il 6° si ha diritto al congedo di maternità, questo perché viene parificato al parto in applicazione dell’articolo 12, comma 1, del Dpr n. 1026/1976.

Cosa succede se non viene rispettato l’obbligo di astensione per le lavoratrici dipendenti? La norma mira a tutelare la salute di nascituro e madre, quindi in caso di violazione è prevista la reclusione fino a 6 mesi per il datore di lavoro.