Prima di spiegare come funziona, definiamo cos’è una partita IVA. E’ un codice a undici cifre che viene rilasciato in modo univoco dall’Agenzia delle Entrate a tutte le entità economiche che ne fanno richiesta, siano esse composte da persone fisiche che da persone giuridiche, al fine di poterle identificare a livello fiscale.
Tuttavia, non tutti i lavoratori autonomi sono obbligati ad aprire una partita IVA per il solo fatto di percepire dei guadagni. Infatti, l’obbligo sussiste solo nel caso il lavoro venga effettuato in modo continuativo.
Partita IVA: come funziona
Le funzioni della partita IVA sono essenzialmente due. La prima, come già anticipato, consente al Fisco di identificare e di conseguenza anche controllare ogni soggetto che esercita un’attività d’impresa o meno. La seconda funzione permette ai professionisti e ai lavoratori autonomi stabili e abituali di regolarizzare i compensi ottenuti, provvedendo all’adempimento degli obblighi previsti dalla legge, come la dichiarazione dei redditi e il versamento di imposte e contributi.
Chiarito come funziona la partita IVA, non resta che procedere alla sua apertura. Per farlo è necessario conoscere l’inquadramento fiscale dell’attività che è determinato dal modello di business scelto dal titolare. Il professionista può aprire la partita IVA i tempi rapidi e senza sostenere alcun costo, inoltrando la richiesta all’Agenzia delle Entrate per via telematica. La procedura è un po’ più complessa per le ditte individuali, che dovranno sostenere anche qualche piccola spesa. Per evitare di commettere errori si consiglia di consultare o affidarsi a un esperto.
Obbligo di partita IVA: cosa significa attività continuativa
Come accennato poc’anzi, l’obbligo di apertura di una partita IVA ricorre solo per chi lavora autonomamente, senza alcun vincolo di subordinazione, in modo regolare e continuativo. Stiamo parlando di chi svolge un’attività d’impresa, dei professionisti iscritti al proprio Ordine, di chi percepisce compensi superiori a 5.000 euro, di chi lavora per più di 30 giorni nell’arco solare. In poche parole, per tutti quei lavoratori autonomi che non rientrano nella categoria dei prestatori occasionali. Se sei interessato ad approfondire l’argomento, ti invito alla lettura di: Lavoro autonomo occasionale: quali sono le caratteristiche?
I costi di una partita IVA
Nel rispondere alla domanda su come funziona una partita IVA, non si può sorvolare sul fattore “costo”. Aprire una P.IVA costa nulla o comunque poco, tra l’altro, le imposte e i contributi verranno pagate l’anno successivo all’apertura. A questo punto, diventa importante sapere quali sono i costi dal secondo anno.
Fondamentale è la scelta del regime fiscale che si vuole adottare: semplificato o forfettario da cui dipenderà la tassazione. Alle imposte, bisogna aggiungere il versamento dei contributi previdenziali e, a meno che non si sia esperti in materia, il costo del commercialista.
Aderire al regime forfettario consente al possessore di partita IVA di pagare il 15% di tasse sul reddito imponibile, che a sua volta corrisponde al fatturato lordo, meno una percentuale per le spese (stabilita dal Codice ATECO) e l’importo versato nel medesimo periodo per i contributi previdenziali. La tassazione si riduce al 5% (per i primi 5 anni) per coloro che possiedono i requisiti per l’aliquota start-up.
Il regime forfettario offre anche altri vantaggi: operare in franchigia IVA, quindi, senza maggiorazione sulle tariffe originarie. Inoltre, prevede l’esonero dalla fattura elettronica e da una vera e propria contabilità, motivo per cui non è necessario registrare le fatture, ma basta numerarle e conservarle.
Non tutti i possessori di partita IVA possono accedere al regime forfettario, in linea di massima, questi sono i requisti principali previsti:
Le partite IVA individuali non possono superare i 65.000 euro di ricavi o compensi annui; i 30.000 euro all’anno di redditi da lavoro dipendente; i 20.000 euro annui di costi per impiegati e collaboratori.
Contributi previdenziale per categorie
Aprire una partita IVA obbliga i possessori al pagamento dei contributi previdenziali. Gli artigiani, i commercianti e i professionisti senza cassa di previdenza devono versarli all’INPS. I professionisti iscritti all’Ordine o all’albo professionale devono versarli alla Cassa professionale di appartenenza. L’ammontare della contribuzione dipende dalla tipologia di attività svolta.
Commercianti e artigiani sono tenuti al versamento dei contributi fissi a prescindere dal reddito annuale e anche nel caso non sia stato conseguito. Per il 2021, artigiani e commercianti di età superiore ai 21 anni dovranno pagare rispettivamente 3.836,16 euro e 3.850,52 euro; fino a 21 anni, rispettivamente 3.572,94 euro e 3.587,29 euro.
Sulla quota reddituale che eccede il minimale di euro 15.953 e fino all’importo di 47.379 euro, le aliquote applicate ai suddetti contribuenti sono le seguenti:
- artigiani: fino a 21 anni il 22,35%, poi il 24%;
- commercianti: fino a 21 anni il 22,44%, poi il 24,09%
Coloro i quali eccederanno il limite reddituale di 47.379 euro verseranno con una maggiorazione di aliquota di un punto percentuale.
Nel caso siano iscritti alla gestione Ivs Artigiani e commercianti INPS e aderenti al regime forfettario, fruiscono di una riduzione del 35% dei contributi.
I lavoratori autonomi con partita IVA senza cassa previdenziale devono iscriversi alla Gestione Separata INPS per pagare i contributi. L’aliquota 2021 è pari al 25,98% del reddito imponibile, quindi, non ci sono contributi fissi, ma se non si raggiunge un reddito di 15.878 euro l’Ente non accrediterà un anno di contributi ai fini pensionistici. Il massimale contributivo è di 103.055 euro.
I professionisti con Cassa non sono tenuti al pagamento di contributi INPS, ma devono attenersi al regolamento interno previsto dalla stessa.