Il fisco utilizza il “redditometro” come strumento per determinare il presunto reddito del contribuente. Ma in base a cosa? Alle spese effettuate nell’anno di imposta, la cui entità deve essere compatibile con il reddito conseguito dal contribuente. Nel caso in cui il fisco riscontri che la differenza tra il reddito dichiarato e quello accertato superi il 20%, fa scattare l’accertamento.
Il redditometro: cos’è
Originariamente, il redditometro prevedeva l’applicazione di un metodo induttivo che consentiva di individuare un centinaio di voci di spesa utili, al fine di definire il reddito del contribuente soggetto ad imposta. Attualmente, invece, si attua una procedura che punta ad una ricostruzione sintetica del reddito tenendo conto, per ogni anno di imposta, l’aumento del patrimonio, il risparmio e le spese oggettive.
Tuttavia, il contribuente conserva la possibilità di entrare in un contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate, per dimostrare l’assenza o la diversa qualificazione degli elementi presi in considerazione dal fisco.
Come funziona il redditometro
L’attività di controllo preliminare all’accertamento da redditometro da parte del fisco è composta da due fasi:
- la selezione del contribuente, nella quale è identificata la sua famiglia fiscale (contribuente, coniuge e familiari a carico) di appartenenza, supponendo che, solitamente è il reddito dell’intera famiglia a concorrere al sostenimento delle spese;
- l’attività istruttoria, dove gli elementi utili alla ricostruzione del reddito sono analizzati.
Le spese utili alla ricostruzione del reddito sono suddivise in quattro categorie:
- spese certe: ovvero già conosciute dal fisco, come i mutui, locazioni, polizze:
- spese per elementi certi: non riscontrate ma che inevitabilmente il contribuente ha sostenuto, ovvero quelle derivanti dal possesso dell’abitazione e dell’automobile;
- incrementi patrimoniali: gli investimenti al netto dei disinvestimenti effettuati nell’anno, come immobili al netto di un eventuale mutuo, obbligazioni, azioni e similari, oggetti d’arte, manutenzione straordinarie sulle abitazioni di proprietà, ecc.;
- risparmio annuale: tenendo in considerazione i movimenti e i saldi bancari.
Da sottolineare che, attualmente non sono prese in considerazione per l’attività di controllo, per la selezione del contribuente, per l’istruzione dell’accertamento, le spese medie ISTAT (consumi, abbigliamento, alimentari, ecc.).
A chi si rivolge il redditometro
Il redditometro punta a ricostruire il reddito della persona fisica, tenendo conto della spesa media sostenuta dal nucleo familiare cui il contribuente appartiene (escluse le spese sostenute nell’esercizio dell’attività di impresa o nel’esercizio di arti e professioni). Il contribuente accertato ha la possibilità di dimostrare che le spese o una parte di esse, sono state sostenute da un familiare che ha un proprio reddito. In ogni caso, toccherà ai giudici decidere se il redditometro è stato utilizzato alla stregua di presunzione semplice o di presunzione legale.
Quando scatta l’accertamento e l’eventuale contraddittorio
Come già accennato poc’anzi, l’accertamento da parte del fisco scatta quando la differenza tra il reddito dichiarato e quello accertato è superiore al 20%. Premesso che, l’accertamento scatta dopo l’invio di un questionario al quale il contribuente deve rispondere), la percentuale di tolleranza è stata aumentata al 33%, a favore dei lavoratori autonomi o titolari di ditte individuali che risultino coerenti e congrui agli studi di settore.
L’accertamento da redditometro prevede un doppio contraddittorio. Convocato dall’Agenzia delle Entrate per un confronto, il contribuente potrà illustrare quali elementi di spesa ritiene utili per una precisa ricostruzione del proprio reddito. Il primo contraddittorio redatto da un verbale sottoscritto da ambo le parti verrà valutato dall’Ufficio per un eventuale archiviazione del procedimento o per l’emissione dell’avviso di accertamento, contro il quale è prevista una procedura di difesa, attraverso l’acquiescenza, l’adesione, la mediazione o il ricorso.
Gli effetti del redditometro
L’avvio dell’attività di controllo prevede due fasi:
- Il fisco invia un questionario al contribuente, invitandolo a giustificare le incongruenze rilevate sulle varie spese, invitandolo a giustificarle. La risposta deve giungere entro 15 giorni dall’avvenuta notifica (salvo richiesta di proroga all’Ufficio per la raccolta di documenti e consegna dei dati). Scaduto il termine, al contribuente può essere comminata una sanzione amministrativa da 258 euro a 2.065 euro. Inoltre, egli perderà la possibile di esibire davanti al giudice o al fisco, le informazioni non portate a suo sostegno in risposta alla richiesta ricevuta.
- L’accertamento scatta quando le giustificazioni del contribuente non sono ritenute sufficienti dal fisco.
Il contribuente è tenuto a presentarsi di persona o tramite il rappresentato abilitato. Nel contraddittorio il contribuente collabora all’analisi delle spese sostenute, fornendo le indicazioni utili a dimostrare la coerenza e la legittimità del proprio comportamento. Nel caso in cui le dimostrazioni non sono ritenute soddisfacenti, pertanto rimane lo scostamento percentuale oltre la soglia consentita riscontrato dal fisco, oltre le franchigie sopra indicate, l’Agenzia delle Entrate emette l’avviso di accertamento. A quel punto, il contribuente può utilizzare gli strumenti a sua difesa in ambito tributario (autotutela, accertamento con adesione, mediazione, ricorso).
Il redditest
Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è disponibile (salvo aggiornamenti in corso) il redditest. Si tratta di un software che il contribuente può utilizzare per valutare la coerenza tra il reddito dichiarato e le spese sostenute per la ricostruzione del reddito individuale. Tuttavia, il risultato del redditest è puramente indicativo, in quanto potrebbe non corrispondere all’esito dell’accertamento da redditometro. Tanto meno, questo strumento può essere utilizzato dal contribuente come prova a favore, in ambito di contraddittorio dovuto in seguito all’accertamento.