La pensione complementare o integrativa permette, al termine del proprio ciclo lavorativo, di percepire una prestazione previdenziale che è aggiuntiva rispetto alla pensione pubblica. La pensione integrativa, quindi, non è sostitutiva di quella pubblica che è obbligatoria, ma è aggiuntiva con l’obiettivo di avere, a livello economico, un miglior tenore di vita quando si andrà in pensione.
Inoltre, la pensione complementare offre il vantaggio di percepire una prestazione previdenziale anche quando il lavoratore, magari perché non ha mai versato contributi all’INPS, non matura il diritto all’accesso alla pensione pubblica. Ma detto questo, a chi conviene davvero la pensione integrativa?
Quando iniziare a costruire la propria pensione integrativa
Essendo quella integrativa una prestazione previdenziale da affiancare a quella pubblica, al fine di vivere poi da pensionati con serenità a livello economico, è chiaro che bisogna pensarci in tempo. In genere la scelta migliore è quella di iniziare a costruire la propria pensione integrativa quando iniziano ad essere versati i primi contributi all’INPS o ad altra cassa di appartenenza, e quindi in giovane età. Giusto per fissare le idee, per chi punta su un futuro sereno a lungo termine dovrebbe iniziare a costruire la propria pensione integrativa non più tardi dei 30 anni di età.
Previdenza integrativa con i fondi pensione: chi, come e quando
Per la pensione complementare occorre versare i contributi integrativi in un fondo pensione. Ci sono, tra gli altri, i fondi pensione che sono aperti a tutti, indipendentemente dal loro status lavorativo. Il che significa che anche coloro che non lavorano con un contratto a tempo indeterminato hanno la possibilità di accedere alla pensione integrativa con l’assegno che, a fine ciclo lavorativo, sarà proporzionale all’ammontare dei contributi versati e del rendimento di gestione anno dopo anno.
L’accesso alla pensione complementare, pur tuttavia, è ancor più vantaggioso per i dipendenti pubblici e privati che, in base ad accordi tra i sindacati e le associazioni datoriali, possono accedere ai cosiddetti fondi chiusi o negoziali. E questo perché il dipendente può conferire nei fondi chiusi il proprio trattamento di fine rapporto (TFR) anziché lasciarlo in azienda.
I Piani Individuali Pensionistici (PIP) tra gli strumenti per la previdenza complementare
Per coloro che non possono accedere ai fondi chiusi o negoziali, come sopra accennato, ci sono strumenti per la previdenza complementare che sono accessibili a tutti. Tra questi spiccano i PIP, ovverosia i Piani Individuali Pensionistici ai quali possono aderire, non a caso, pure coloro che non hanno attive delle posizioni previdenziali con il sistema pensionistico pubblico.
Per esempio, giusto per rendere l’idea, pure le casalinghe e di studenti possono sottoscrivere i Piani Individuali Pensionistici che, tra l’altro, sono degli strumenti previdenziali molto flessibili. E questo perché, nel costruirsi nel tempo la propria pensione integrativa, il contraente di un PIP può pure sospendere ed eventualmente riprendere il versamento dei premi prestabiliti.
Proposti dalle compagnie di assicurazione che sono abilitate ed autorizzate, sui Piani Individuali Pensionistici a vigilare, a tutela del risparmio che viene conferito liberamente dai sottoscrittori, è la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP).