Il lavoro autonomo occasionale è una forma di prestazione lavorativa che prevede delle caratteristiche stabilite. Esistono dei limiti di reddito, un tempo anche di ore dedicate da rispettate.
Lavoro autonomo occasionale: com’è e come si definisce?
Il lavoro autonomo occasionale viene spesso utilizzato da chi vuole “arrotondare” lo stipendi con lavori facili e veloci. Non necessita dell’apertura o della chiusura della partita IVA. Ma in realtà, si può definire come che si obbliga a svolgere una prestazione, un’opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio, dietro il pagamento di un compenso. Ma non si deve avere nessun vincolo di subordinazione, dipendenza o affini con il committente, se non per via appunto occasionale (Art.2222 del codice civile). Quando si svolge un’attività ripetuta per più di due o tre volte l’anno, per lo stesso committente, non si può più parlare di lavoro occasionale. Le condizioni quindi da rispettare sono:
- mancanza di continuità e dipendenza. In altre parole è da escludere qualsiasi tipo di rapporto continuativo nel tempo tra i soggetti interessati. Ma ne anche nascondere, attraverso questa tipologia di lavoro, una prestazione di dipendenza o subordinazione;
- mancanza di coordinamento della prestazione. Si fa riferimento al fatto che non si deve svolgere l’attività occasionale all’interno dei luoghi di lavoro del committente o essere parte del ciclo produttivo.
Lavoro autonomo occasionale: ai fini dell’Inps
L’art. 44, c. 2 del D.L. 269/03, convertito in L. 326/03, ha disposto l’iscrizione alla Gestione Separata, a decorrere dal 1° gennaio2004, dei lavoratori autonomi occasionali. Ma solo per redditi fiscalmente imponibili superiori a 5 mila euro nell’anno solare, considerando la somma dei compensi corrisposti da tutti i committenti occasionali.
Ciò significa che i primi 5 mila euro costituiscono una soglia di esenzione dall’obbligo contributivo. Si tratta, in dichiarazione, di redditi “diversi” dalla propria attività principale (art. 67, comma 1, lettera del TUIR). Il TUIR è il testo unico delle imposte sui redditi e regolamenta tutta la tassazione prevista per le società e persone fisiche.
Secondo questo testo, la base imponibile è ricavata come differenza tra i ricavi e i costi sostenuti per lo svolgimento dell’attività. Mentre, l’imponibile previdenziale è costituito dal compenso lordo, detratte eventuali spese poste a carico del committente e risultanti dalla fattura. Tra le spese rientrano i costi sostenuti anche per trasferimenti, viaggio, vitto e alloggio.
Lavoro autonomo: il superamento della soglia di esenzione
Ai lavoratori autonomi occasionali si applicano le stesse regole dei collaboratori coordinati e continuativi. Cosa succede in caso di superamento della soglia? In caso di superamento della soglia di esenzione, i lavoratori devono iscriversi alla Gestione separata INPS, tranne nel caso in cui si parli di soggetti già iscritti.
Se la somma viene superata come sommatoria di più compensi, nello stesso mese, ciascun committente concorrerà in misura proporzionale, in base al rapporto tra il suo compenso ed il totale di quelli erogati nel mese. Pertanto, il consiglio è quello di verificare periodicamente l’ammontare dei compensi percepiti. Perché, come già detto, non può superare il valore di 5 mila euro annui.
Lavoro autonomo occasionale: è obbligatorio il contratto scritto?
In merito a questa disciplina, la legge, non indica l’obbligatorietà del contratto scritto. Anche se, la sottoscrizione di un accordo o contratto di lavoro regola, in maniera formale, il rapporto tra le parti. In altre parole vengono tutelati sia il committente che il lavoratore. Quello che suggeriamo è comunque si formalizzare sempre un accordo. Del resto non servono delle grandi cose, ma dei punti che potremmo definire fondamentali.
Ad esempio, il lavoro da svolgere, le tempistiche di consegna dell’incarico, l’ammontare del pagamento e le modalità con cui deve avvenire. Questo, se controfirmato dalle parti, rappresenta un modo di tutela nel malaugurato caso che il datore di lavoro, decida di non versare il compenso, a lavoro ultimato. Dal lato del datore di lavoro, permette di incaricare e verificare che il lavoro venga svolto secondo le modalità richieste. Formalizzare un accordo, è un consiglio che può tornare utili in casi come questo.
La ritenuta d’acconto nel contratto di lavoro autonomo occasionale
Il lavoratore che svolgere un lavoro autonomo e occasionale è soggetto alla ritenuta d’acconto del 20% del compenso lordo pattuito. Facciamo un esempio pratico: il compenso lordo è pari a 100 euro. Su questa somma deve essere trattenuta il 20%, cioè 20 euro. La differenza tra le sue somme darà l’importo netto spettante al lavoratore. Se invece, il soggetto supera la soglia dei 5.000 il reddito deve essere indicato nel quadro RL del modello P.F. (autonomi con partita IVA) oppure nel quadro D nel 730 (dipendenti).
La ritenuta di acconto deve essere applicata soltanto nel caso in cui il committente sia un sostituto di imposta, di cui all’articolo 23 del DPR n 600/73. In particolare, sono sostituti di imposta tutte le imprese (soggetti dotati di partita IVA) e le associazioni. Inoltre, per prestazioni di importo superiore a 77 euro, va applicata una marca da bollo da 2 euro. La marca può essere applicata telematicamente o fisicamente presso l’acquisto in una qualsiasi ricevitoria.