Il Cup, Comitato unitario delle professioni, ha emanato, tramite la sua Alleanza Professionisti, una serie di idee utili per modernizzare il Paese, che sono state già presentate a Roma in occasione di un convegno e che verranno presto inviate al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Vediamo nel dettaglio quali sono le idee contenute nel documento redatto dal Cup:
Garantire la salute e il benessere dei cittadini.
Nel documento si legge: “Nonostante il Legislatore abbia avviato in questi anni numerose politiche di inclusione, protezione sociale e sostegno nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, c’è ancora molto da fare per garantire la salute e il benessere dei cittadini. Le eterogenee modalità di erogazione di servizi e prestazioni, differenziati a seconda delle diverse fasce di target della popolazione, non genera un sistema di welfare sempre efficace”.
Questo significa che ai professionisti servono azioni finalizzate a uniformare i servizi a loro necessari e ad assicurarne l’accesso in tempi brevi.
Una giustizia lenta è un’ingiustizia.
Uno degli annosi problemi dell’Italia riguarda sicuramente i ritardi dei procedimenti giudiziari, che si verificano in particolare in ambito civile.
L’Alleanza propone, a questo proposito, il rilancio di alcuni istituti che potrebbero semplificare l’azione giudiziaria, garantendo così che la legalità faccia il suo corso in tempi brevi. Importanti sono la mediazione e la rivisitazione del sistema successorio, eventualmente ricorrendo ad una riforma.
Più servizi pubblici di qualità: la sussidiarietà per rendere efficiente la pubblica amministrazione.
Altro cruccio del nostro Paese, le procedure lente e macchinose della pubblica amministrazione, che andrebbero sveltite ma anche rese più efficaci. A tal proposito, occorrerebbe dare seguito a quanto detto in materia di sussidiarietà tra Stato e professionisti: “La funzione sussidiaria dei professionisti ordinistici non deve e non può essere intesa come la sostituzione di soggetti privati all’azione pubblica, ma come un’azione di supporto allo Stato e di recupero di efficienza della pubblica amministrazione”.
Allargare la base occupazionale, incentivare il lavoro, rafforzare i sistemi di previdenza per i lavoratori.
L’Italia ha un tasso di occupazione che, fermo al 61,6%, è lontana dalle percentuali degli altri paesi europei. Ad esempio, in Germania il tasso di occupazione è pari al 78,6%, in Gran Bretagna al 77,5%, in Francia al 70%.
“Occorre, dunque, agire rapidamente sostenendo le giovani generazioni, valorizzando le competenze professionali, creando strumenti che rendano più competitivo il lavoro senza trasformarsi in ulteriori incombenze per imprese e lavoratori. L’Italia deve proseguire nell’attuazione di politiche che incentivino l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro attraverso sgravi fiscali e contributivi per le imprese e l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale nel caso del lavoro dipendente”.
Un nuovo ciclo degli investimenti per una crescita equa, inclusiva e sostenibile.
“L’inversione del ciclo degli investimenti registrata dal 2013 e l’incremento della spesa complessiva sono i punti da cui ripartire per immaginare uno sviluppo equo, inclusivo e sostenibile, che faccia perno sull’uso razionale ed efficiente delle risorse disponibili. A questi due fattori si deve aggiunge un processo di razionalizzazione della spesa pubblica, che elimini gli sprechi, identificando nel contempo gli ambiti strategici di intervento pubblico e privato. Lo Stato dovrà pianificare i propri investimenti orientandoli al miglioramento della qualità della vita, al rispetto del territorio e dell’ambiente, alla creazione di nuova e migliore occupazione, al sostegno di chi si trova, o rischia di trovarsi, in condizioni di marginalità economica e sociale”.
Gli ambiti di intervento riguardano: la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente; la realizzazione di infrastrutture sostenibili; le smart cities e la rigenerazione urbana; la diffusione dell’economia circolare; il sostegno alla ricerca e la diffusione di tecnologie innovative; l’utilizzo di nuove fonti energetiche; il rafforzamento del Piano Industria 4.0 e di un terziario di nuova generazione a crescente valore aggiunto.
Attuare la rivoluzione digitale per il Paese.
“Si auspica, pertanto l’introduzione nel nostro ordinamento del diritto universale alla connessione in modo che possa essere sancito e garantito l’accesso al web su tutto il territorio nazionale, a costi uniformi e senza alcuna distinzione territoriale. Occorre rendere realmente disponibile a cittadini, istituzioni, imprese e professionisti il patrimonio di dati di cui dispone la P.a. sotto forma di ‘Open Data’, superando gli ostacoli di tipo tecnico, normativo, ma anche le resistenze politiche”.
Una formazione di qualità.
“La formazione iniziale dovrebbe essere caratterizzata da percorsi formativi meglio identificati e soprattutto frutto di progettazione condivisa con il sistema economico. Le imprese e gli studi professionali possono diventare organizzazioni educative in grado di offrire, per quanto possibile, una combinazione di lavoro, apprendimento, ricerca e progettazione che può generare elevato valore aggiunto. Anche in tema di ricerca -spiegano i professionisti- è auspicabile un nuovo approccio, frutto di un consolidato raccordo università-impresa-broker dell’innovazione incentrato su incubatori aperti di saperi e conoscenze e su partenariati finalizzati al trasferimento tecnologico e alla costruzione circolare di competenze altamente professionalizzanti. In questa prospettiva, i professionisti sono in grado, come già dimostrato in passato, di fungere da broker dell’innovazione, ovvero da veicoli di know-how e capacità innovativa di elevato livello e in questo senso il sistema delle professioni intende mettersi a disposizione del Paese. Diventa imprescindibile il ricorso alla formazione continua, che deve diventare una reale opportunità per lavoratori e professionisti”.
Valorizzare e tutelare il patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale per nuovi percorsi di crescita.
“E’ necessario investire maggiormente e sviluppare un patrimonio scientifico e culturale condiviso tra le diverse figure professionali che si occupano, a diverso titolo, di tutelare e valorizzare le diverse forme di capitale naturale e culturale di cui il Paese dispone. Va inoltre incentivata l’integrazione e coprogettazione tra figure professionali con esperienza e competenza nel settore ambientale, sociale ed economico/giuridico al fine di garantire la corretta ed efficace gestione e pianificazione ambientale. E’ necessario che i professionisti operanti, sia in ambito pubblico che privato, nella gestione delle problematiche ambientali siano formati, informati e aggiornati sull’evoluzione delle politiche, delle tecnologie e delle normative ambientali, paesaggistiche, forestali ed agroalimentari Non appare più rinviabile l’avvio di un processo di digitalizzazione delle informazioni (censimento, studio, realizzazione di un data base georeferenziato contenente le informazioni sul territorio e normalizzazione dei dati) e di promozione di certificazioni di qualità che facilitino anche il dialogo tra istituzioni, professionisti e cittadini”.
Rigenerare le città, curare le periferie urbane, valorizzare e tutelare il patrimonio edilizio per una migliore qualità della vita.
Si dovrebbe, secondo l’Alleanza, investire maggiormente in interventi di rigenerazione urbana attraverso un’unica regia che possa definire chiaramente gli obiettivi. Per farlo, occorre ovviamente avere la corretta idea del patrimonio edilizio esistente, senza la quale è impossibile avviare politiche mirate.
Gestione del rischio, gestione della sicurezza, tutela della salute.
Nonostante l’Italia sia un Paese a rischio di calamità naturali, “va constatato come il Paese sconti l’assenza di una gestione integrata del rischio, inteso solo nella sua dimensione emergenziale e non ordinaria; la carenza di una cultura manutentiva così come di un’educazione alla sicurezza che, a partire dalla scuola, consenta di creare quel sostrato di conoscenza e attenzione diffusa necessaria a favorire comportamenti orientati alla prevenzione”.
Modernizzare la rappresentanza degli interessi, rendere più efficiente ed efficace il ruolo degli Ordini professionali.
“Da tempo si dibatte di crisi dei corpi intermedi e di ridefinizione del ruolo della rappresentanza. In questo contesto, il sistema degli Ordini professionali non intende esentarsi da una riflessione sul proprio ruolo, sulle proprie finalità e su come attivare, al proprio interno, un processo di modernizzazione e di maggiore efficienza, contribuendo così alla costruzione di nuovi percorsi di crescita. Gli Ordini professionali vanno interpretati, o meglio, reinterpretati come portatori di interessi diffusi, la cui azione parte dalla tutela delle singole categorie professionali per arrivare a coprire lo spettro ampio dell’interesse generale, in ogni suo ambito, sia pubblico che privato. Ciascun Ordine è portatore di competenze specifiche, che possono essere utilizzate nei diversi campi in cui il Paese ha in programma di progettare nuovi interventi e di generare più efficienza. A questo scopo, continuano i professionisti, appare essenziale mantenere lo status giuridico di ‘enti pubblici’, che non gravano sul bilancio dello Stato, e pensare a una riorganizzazione del sistema ordinistico con strutture integrate che conducano alla individuazione di un soggetto unitario di rappresentanza”.
Vera MORETTI