Si stima, secondo un calcolo effettuato e reso noto da Unioncamere, che il 2018 potrebbe portare ad un aumento del prezzo dei prodotti confezionati del 3%.
La causa principale di questo rincaro è da imputare dall’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari, ma anche da alcune recenti tendenze dell’industria di trasformazione.
Ciò riguarda, ad esempio, il burro, protagonista di incrementi superiori al 10% nel 2017 per effetto di una intensificazione degli impieghi da parte dell’industria che lo sta sempre più utilizzando in sostituzione dell’olio di palma.
Al contrario, comunque, si assisterà ad un calo dei prodotti ortofrutticoli, sempre che il meteo dia un aiuto all’agricoltura.
Pensando, infatti, al 2017 che aveva portato prima neve in abbondanza e poi lunghi periodi di siccità, seguiti da temperature torride in primavera ed estate, un ritorno alla normalità dal punto di vista meteorologico porterebbe ad un sensibile calo dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli. E questo andrebbe a pareggiare i conti, considerando i rincari dei prodotti confezionati.
Questi ultimi sono destinati ad aumentare a seguito di un rialzo dei prezzi della filiera lattiero-casearia: +6% per il latte, +8% per il parmigiano reggiano, +3% per mozzarella vaccina e stracchino. I prezzi all’ingrosso del latte sembrano però aver trovato un assestamento nell’ultimo anno, in conseguenza della buona disponibilità di prodotto in Italia ed in Europa.
In aumento sono anche le quotazioni all’ingrosso dei principali tagli di carne, al traino dei rincari dei mangimi, che stanno sollecitando in questi mesi anche i prezzi alla produzione.
Variazioni ai listini di tutt’altro tenore e prossimi allo zero, al contrario, per i diversi prodotti della filiera cerealicola (+0,7% il pane, -1% per pasta e farina), che hanno beneficiato di una situazione ampiamente capiente sul versante dell’offerta (secondo l’ultimo report della Fao, nel 2018 la produzione mondiale di cereali farà registrare un nuovo livello record).
Discorso inverso per le uova, la cui disponibilità, insufficiente rispetto all’anno precedente, ha portato ad un aumento dei prezzi all’ingrosso di oltre il 60%.
Vera MORETTI