Il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos, ha confermato quanto già vediamo con i nostri occhi: le aziende condotte da immigrati sono in continua crescita, tanto da aver dimostrato di reggere anche durante gli anni della crisi.
La differenza sembra piuttosto netta, poiché, se nel 2016 le imprese condotte da lavoratori italiani hanno registrato una situazione pressoché statica, con una variazione di -0,1%, quelle straniere sono a +3,7%, che negli ultimi cinque anni diventa +25,8%.
Gli immigrati, dunque, appartengono sempre di più al nostro sistema economico e produttivo, dimostrando una dinamicità fuori dal comune, ed offrendo opportunità e scenari che quelle italiane, ad oggi, faticano a proporre.
Parlando di numeri, alla fine del 2016 erano 571.255 le attività indipendenti condotte da lavoratori immigrati, pari a quasi un decimo di tutte le aziende del Paese (9,4%).
Questo bilancio rimane in positivo nonostante le imprese straniere siano maggiormente coinvolte anche nelle cessazioni: il peso delle imprese immigrate sale a un sesto del totale se si stringe l’attenzione su quelle avviate nel corso dell’anno (16,8%), mentre scende a circa un ottavo se ci si focalizza su quelle che nello stesso lasso di tempo hanno smesso di funzionare (12,0%).
Questo accade perché gli stranieri sono più propensi a vedere nell’imprenditoria, e quindi nel lavoro autonomo, una seria opportunità di inserimento nel mondo lavorativo.
I cittadini immigrati, quando scelgono la strada dell’imprenditoria, optano per la forma della ditta individuale (79,3%), che rimane la più semplice e meno onerosa per iniziare a lavorare in proprio.
Anche se stanno nel frattempo aumentando anche quelle più complesse e strutturate come le società a responsabilità limitata semplificata, ma soprattutto le società di capitale, che registrano infatti gli incrementi maggiori (+59,9% dal 2011 e +10,6% nel solo 2016.
Queste imprese si trovano soprattutto nelle regioni centro-settentrionali, nei tre quarti dei casi: Lombardia (19,3%) e Lazio (13,0%), e al loro interno Roma (11,4%) e Milano (9,1%), si distinguono come i territori che ne contano il maggior numero.
I casi di aumento maggiori si registrano oggi nelle aree meridionali, come Napoli, Reggio Calabria e Palermo.
La maggior parte degli imprenditori stranieri sono di origine marocchina (14,5% di tutti gli immigrati responsabili di ditte individuali in Italia) e cinese (11,4%), rispettivamente concentrati nel commercio i primi e distribuiti tra commercio, manifattura e servizi di alloggio e ristorazione i secondi.
Dopo di loro, notevole presenza romena (10,6%) e albanese (6,9%), entrambe segnate da una preponderante concentrazione nelle costruzioni e in crescita nei servizi. Seguono i piccoli imprenditori del Bangladesh, protagonisti di una crescita eccezionale dal 2008 a oggi, che li ha portati ad aumentare di oltre 4 volte (+332,0%), e a rivolgere le proprie attività, che pure restano concentrate per il 66,1% nel commercio, verso una crescente partecipazione al comparto dei servizi alle imprese (17,8% e +924,6%).
Vera MORETTI