Ha suscitato polemiche la decisione di non far rientrare nelle mansioni usuranti quelle di chi lavora nei bar o nei ristoranti, poiché, in realtà, se si tratta di rimanere in pieni per dieci ore, certo non si può dire che si tratti di lavoro sedentario.
E continuare a farlo fino a 67 anni, ovvero fino alla pensione, sembra davvero impensabile.
Aldo Mario Cursano, vice presidente vicario di Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha le idee ben chiare su quanto disposto, poiché ha affermato: “Il lavoro di chi fatica tutto il giorno nei bar e ristoranti italiani merita pienamente di essere considerato nelle categorie delle mansioni usuranti, per questo dovrebbe essere esentato dall’innalzamento dell’età pensionabile, senza se e senza ma. Troviamo peraltro curioso che tra i lavori usuranti non ve ne sia neppure uno del mondo dei servizi di mercato”.
Queste sono state le parole pronunciate dopo aver sentito le ultime novità relative alla proposta del Governo di esentare quindici categorie di lavoratori dall’innalzamento automatico dell’età pensionabile a 67 anni.
Il lavoro svolto nei pubblici esercizi, infatti, implica una serie di attività e mansioni che richiedono notevoli sforzi fisici e quindi portano, alla lunga, all’usura. Pensiamo alle ore consecutive passate in piedi, a servire i clienti o preparare caffè, in cucina o in sala, ma anche la necessità di trasportare carichi pesanti.
Inoltre, lavorare nei ristoranti, ma anche nei bar, significa essere aperti sempre, anche e soprattutto sabato, domenica e durante le festività. E questo, anche quando si fa il proprio lavoro con passione, alla lunga stanca e usura, proprio come, e forse di più, per altre categorie quali insegnanti, personale infermieristico, conduttori di convogli ferroviari, personale marittimo e tutte le altre categorie contemplate dall’esenzione, sia le undici già previste dall’Ape sociale che le quattro appena incluse.
Ora la parola dovrebbe andare al Governo, al quale sono state chieste spiegazioni circa la decisione, per fare chiarezza su questa esclusione apparentemente inaspettata.
Vera MORETTI