La tassa sui rifiuti è sempre più pesante per le famiglie italiane, che quest’anno si ritroveranno a pagare 9,1 miliardi di euro, ma anche per le attività produttive, i cui aumenti incideranno sull’inflazione.
Si prevede, infatti, che tra il 2017 e il 2018 i negozi di frutta, i bar, i ristoranti, gli alberghi e le botteghe artigiane subiranno un aumento della tariffa dei rifiuti oscillante tra il 2 e il 2,6%.
Per le famiglie, invece, l’incremento sarà leggermente più contenuto. Per un nucleo con 2 componenti la maggiore spesa sarà del 2%, con 3 dell’ 1,9% e con 4 dello 0,9%. Per l’anno in corso, viceversa, l’inflazione è prevista in aumento dell’1,2%.
Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, ha dichiarato: “Fintantochè non arriveremo alla definizione dei costi standard possiamo affermare con buona approssimazione che con il pagamento della bolletta non copriamo solo i costi di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, ma anche le inefficienze e gli sprechi del sistema. Ricordo che secondo l’Antitrust tra le oltre 10mila società controllate o partecipate dagli enti locali che forniscono servizi pubblici, tra cui anche la raccolta dei rifiuti, il 30% circa sono stabilmente in perdita. Una cattiva gestione che la politica locale non è ancora riuscita a risolvere”.
Gli aumenti vanno imputati anche alle tante novità che negli ultimi anni hanno caratterizzato il prelievo dei rifiuti, poiché si è passati dalla Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) alla Tia (Tariffa di igiene ambientale), ma nel 2013 ha fatto il suo debutto la Tares (Tassa rifiuti e servizi) e dal 2014, infine, tutti i Comuni applicano la Tari (Tassa sui rifiuti).
La Tari si basa sul principio, stabilito dall’Ue in realtà, secondo cui chi inquina paga, per un legame più forte tra la produzione dei rifiuti e l’ammontare del tributo. Questo principio ha portato però ad un forte incremento dei costi.
Con l’introduzione della Tari è stato ulteriormente confermato l’assunto che il costo del servizio in capo all’azienda che raccoglie i rifiuti deve essere interamente coperto dagli utenti, attraverso il pagamento del tributo.
Il problema nasce da questo principio, perché le aziende di asporto rifiuti, che operano in condizioni di monopolio, comportano costi che famiglie e aziende devono necessariamente coprire, anche se gli importi sono davvero elevati.
Renato Mason, segretario della CGIA, ha commentato: “Proprio per evitare che il costo di possibili inefficienze gestionali si scarichi sui cittadini la Legge di Stabilità 2014 aveva previsto che, dal 2016, la determinazione delle tariffe avvenisse sulla base dei fabbisogni standard. Il Parlamento, successivamente, ha però prorogato tale disposizione al 2018. Pertanto, bisognerà attendere ancora un po’ affinché le tariffe coprano solo il costo del servizio determinato dai costi standard di riferimento”.
Vera MORETTI