Il Rapporto Export pubblicato da SACE “Export Unchained. Dove la crescita attende il Made in Italy” delinea, per l’export italiano, quattro anni di profondi cambiamenti, ma caratterizzati da una profonda accelerazione.
Ciò significa che nonostante gli allarmi circa le limitazioni al commercio e l’incertezza di alcuni fattori, le opportunità per le esportazioni Made in Italy non sono destinate a diminuire. Per questo, lo studio SACE prevede per il quadriennio 2017-2020 una crescita dell’export del 4%.
Queste stime sono state rese possibili da mercati in grado di generare 85 miliardi di export italiano nel 2016, che rappresentano circa il 20% del totale e che nel 2020 varranno più di 100 miliardi.
Dopo i Paesi europei ad alto reddito, dunque, saranno quelli emergenti a fare la differenza, a cominciare da Arabia Saudita, Brasile, Cina, Emirati Arabi, India, Indonesia, Kenya, Messico, Perù, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Stati Uniti, Sudafrica e Vietnam a diventare destinazioni imprescindibili e quindi vere e proprie risorse.
Anche grazie a queste geografie, che rappresentano un quarto della variazione delle vendite all’estero tra il 2017 e il 2020, l’export italiano tra tre anni sfiorerà i 490 miliardi.
I dati sono positivi, nonostante un 2016 deludente, che ha portato ad un aumento esiguo dell’1,2%, probabilmente causato anche dalla Brexit e dalla vittoria di Donald Trump.
Il 2017, invece, si sta muovendo in controtendenza, con una netta ripresa dell’export italiano e, più in generale, del commercio internazionale, aumentato del 3,5%.
Se la media dell’incremento dell’export a fine anno sarà del 3,8%, nel settore dei servizi sarà invece del 4,3%, con le esportazioni dei beni che cresceranno del 4%.
Tra le aree geografiche più dinamiche si segnalano i tradizionali partner europei e nordamericani, oltre alle economie asiatiche e dell’Europa emergente. In Nord America è attesa la performance migliore nel 2017 (+4,9%). Nell’area asiatica, le opportunità per le nostre imprese sono ampie e diffuse. Le criticità di diverse economie dell’Africa Subsahariana, invece, non consentiranno di andare oltre una stabilizzazione delle vendite nell’area nell’anno in corso, con le eccezioni positive di Ghana, Kenya e Senegal. L’America Latina sperimenterà infine nel prossimo biennio una lenta ripresa, dopo aver registrato una contrazione dell’attività economica nel 2016.
Vera MORETTI