Uno dei settori in cui il Made in Italy è più forte nell’export è sicuramente quello agroalimentare, che vale 38 miliardi all’anno e cresce del 3,5%, come riportato dai dati raccolti dalla Camera di Commercio di Milano.
Per capire quali sono le destinazioni primarie, è stata redatta la mappa L’agroalimentare nel mondo, realizzata dalla stessa Camera di Commercio e da Coldiretti, con Promos, azienda speciale della Camera di Commercio per le attività internazionali.
Alla luce di queste cifre, Giovanni Benedetti, direttore della Coldiretti Lombardia e membro di giunta della Camera di Commercio di Milano, ha dichiarato: “Con un export agroalimentare che ha raggiunto i 38 miliardi di euro totali, parlare di cibo in Italia non è più solo un tema per addetti del settore, ma significa ragionare su quelli che possono essere, per tutti, gli sviluppi economici e occupazionali di un comparto sempre più importante. Expo ha dato un contributo significativo al confronto sul mondo dell’alimentazione che bisogna mantenere come punto di riferimento per le iniziative della città. Non è un caso che nel mondo il patrimonio enogastronomico italiano sia tra i più copiati, con un valore che ogni anno raggiunge i 60 miliardi di euro, che vengono sottratti all’economia del nostro Paese”.
Come emerge da elaborazioni della Camera di commercio di Milano su dati Istat, anni 2016 e 2015, Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera concentrano la metà dell’export. Tutte le principali destinazioni sono in crescita, in particolare Stati Uniti (+5,7%), Francia e Germania (+3%). In ascesa anche la Spagna al 6° posto (+7,2%) e i Paesi Bassi al 7° (+6,2%). Ma i prodotti made in Italy raggiungono anche Giappone (al 10° posto), Canada (11°), Australia (16°) e Cina (20°). In aumento soprattutto Romania (+16%) e Repubblica Ceca (+13%) ma torna a crescere anche la Russia, +10% (19°).
E se la Germania e la Francia sono i primi acquirenti per quasi tutti i prodotti, gli Stati Uniti eccellono per vini, acque minerali e oli, la Spagna per pesce fresco, le Filippine e la Grecia per alimenti per animali. In forte crescita la Corea del Sud per prodotti da forno e lattiero caseari, l’Austria e l’Arabia Saudita per uva e agrumi, la Cina per gelati e oli, la Romania per cioccolato, caffè, piatti pronti e pesce lavorato, la Libia per frutta e ortaggi, Hong Kong per carni, Etiopia e Kenya per granaglie, la Russia per alimenti per animali, il Belgio per cereali e riso, la Polonia per vini e la Spagna per acque minerali.
I prodotti Made in Italy maggiormente esportati sono cioccolato, tè, caffè, spezie e piatti pronti con 6,2 miliardi di euro, seguiti dai vini con 5,6 miliardi di euro, pane, pasta e farinacei con 3,6 miliardi di euro ma anche frutta e ortaggi lavorati e conservati, uva e agrumi con 3,4 miliardi di euro. Gli aumenti più consistenti si registrano per cioccolato, latte e formaggi, pesca e acquacoltura (+6%), oli e gelati (+5%), vini e granaglie (+4%).
I maggiori esportatori italiani sono Verona con 2,9 miliardi di euro, Cuneo con 2,5 miliardi e Parma con 1,6 miliardi, Milano è quinta con 1,4 miliardi, il 4% del totale. Bolzano al 4° posto, Salerno al 6° e Modena al 7°. Tra le prime venti posizioni la maggiore crescita a Venezia (+15%), Padova (+12%), Firenze, Torino e Bergamo (+11%).
La Lombardia con 5,9 miliardi di export rappresenta più di un settimo del totale italiano. Oltre a Milano, 5° posto in Italia, tra le prime 20 ci sono anche Bergamo (12°) e Mantova (18°). A crescere di più sono Lodi che raddoppia il suo export (+103,8%), Sondrio (+16,1%), Cremona e Varese (+11%).
La Lombardia per peso sul totale nazionale si distingue in pesci, crostacei lavorati e conservati, con il 38%: Como leader italiana (31%, +12,1%), Brescia al 10° e Milano al 14°. Ma anche in prodotti lattiero-caseari dove rappresenta il 36,8% del totale con Mantova al 3°, Lodi al 4°, Cremona al 6°, Brescia al 7°, Bergamo al 9°, Pavia al 14° e Milano al 15°. Pavia è invece al primo posto per granaglie, amidi e prodotti amidacei (16% nazionale).
Vera MORETTI