Le recenti misure a favore delle partite Iva? Utili, ma non sufficienti. È questa la sintesi del pensiero di Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni, la più grande confederazione di associazioni professionali dei servizi all’impresa e delle professioni innovative.
“La discesa al 25% dell’aliquota della Gestione Separata Inps non ci basta – ha dichiarato Deiana -. Metteremo la nostra crescita senza fine (261 associazioni, 460mila professionisti iscritti di cui 122mila imprese, ndr) a disposizione dell’equità tra categorie e dei nostri progetti per il futuro”.
“Durava da almeno 3 anni la rivolta delle partite Iva sulla Gestione Separata Inps – ha proseguito Deiana -. Una battaglia finalmente vinta che nel 2017 vedrà la diminuzione dell’aliquota della Gestione Separata INPS dal 27 al 25%, così come approvato in via definitiva dalla Legge di Stabilità 2016. Sarebbe dovuta aumentare al 29% e addirittura al 33% nel 2018 sulla base di quanto previsto dalla Legge Fornero”.
“È una vittoria epocale per tutti i professionisti a partita IVA perché finalmente Parlamento e Governo hanno deciso di modificare l’attuale, iniquo trattamento delle partite Iva rispetto agli altri lavoratori. Ma non è finita, perché esiste ancora una profonda disparità di trattamento con le altre categorie: c’è chi paga mediamente tra il 12% e il 14% (alcune casse professionali), chi come artigiani e commercianti il 23%, mentre i lavoratori dipendenti contribuiscono con il 9% e i datori di lavoro pagano tra il 18% al 24%. Non è finita perché stiamo ancora leggendo una vera e propria enciclopedia della diseguaglianza che non rispetta minimamente l’articolo 3 della Costituzione”.
“È per questo che, pur avendo vinto la battaglia per la diminuzione dell’aliquota facendo rete con le altre organizzazioni del settore, non potremo accontentarci del risultato raggiunto finché non ci sarà equità a tutti i livelli – ha proseguito Deiana -. Ed è per questo che Confassociazioni continuerà a chiedere con forza un tavolo di analisi delle distorsioni e di ripensamento strategico della struttura della Gestione Separata per raggiungere orizzonti di piena equità sul piano previdenziale con le altre categorie”.
Anche perché, sottolineano da Confassociazioni, un’ingiustizia tira l’altra. Questo tavolo di equità non potrà non coinvolgere un altro importante provvedimento legislativo: il Jobs Act Lavoro Autonomo. Un provvedimento che, se approvato, darebbe luogo sia ad alcune misure importanti a favore delle nostre professioni, ma anche ad altre norme da “gioco delle 3 carte”, come quelle del testo approdato alla Camera che prevedono all’art. 5 la delega al Governo per la devoluzione di alcune funzioni della PA alle professioni ordinistiche e l’obbligo del fascicolo del fabbricato per gli immobili del nostro Paese.
“Siamo alle solite – ha ribadito Deiana -, perché dietro un fine ipoteticamente positivo (il fascicolo del fabbricato), si maschera una tassa occulta per tutti i condomini del Paese che dovranno pagare una specie di ulteriore Imu a tutte le professioni tecniche (ingegneri, architetti, geometri, eccetera) per la tenuta di un documento senza fine e senza scopo se non quello di una ulteriore e spesso inutile ristrutturazione che provocherà altre spese per il povero proprietario/condomino che ha un solo personale cruccio: la proprietà di una casa”.
“E che dire della prevista devoluzione di funzioni pubblicistiche dello Stato alle professioni ordinistiche prevista sempre dall’art. 5 del Jobs Act del Lavoro Autonomo – ha incalzato il presidente di Confassociazioni –? Intanto, la prima domanda è: perché la devoluzione è dedicata solo alle professioni ordinistiche e non anche alle professioni associative di cui alla Legge 4/2013? Che differenza reale c’è? Siamo ancora una volta considerate professioni di serie B?”.
“La verità è che molte delle attuali professioni ordinistiche dovrebbero essere ‘falcidiate’ nel 2018 dall’applicazione del cosiddetto ‘esercizio di trasparenza’ previsto dalla Direttiva Ue 55/213, un’attività svolta da Presidenza del Consiglio e Commissione Ue per valutare l’effettiva necessità di una regolamentazione restrittiva del settore rispetto a quella di mercato. Quali conseguenze concrete? La futura, possibile eliminazione della regolamentazione di una serie di professioni e dei relativi organismi di direzione, centrali e territoriali”.
“Carta vince, carta perde. Ecco il vero trucco di questo gioco delle 3 carte e lo scopo reale della devoluzione di funzioni pubblicistiche prevista dal Jobs Act del Lavoro Autonomo: rimpinguare sul piano pubblicistico le funzioni di certe professioni per continuare a procrastinare un’esistenza che non avrebbe più ragione di essere in base alle norme previste dalla Direttiva Ue ricordata”.
“Noi di Confassociazioni non ci stiamo – ha affermato con determinazione Deiana -. Non possiamo continuare a far pagare ancora una volta ai giovani del futuro i problemi corporativi generati da altri nel passato”.
“Ecco perché – ha concluso il presidente di Confassociazioni – metteremo i numeri concreti della nostra, straordinaria crescita a disposizione di queste ulteriori battaglie di equità a e dei nostri progetti per il futuro. Entro il mese di gennaio presenteremo ai nostri associati e ai media una serie di grandi iniziative che avranno l’obiettivo di rendere la nostra Confederazione una piattaforma collaborativa sempre più in grado di aggregare organizzazioni professionali dense di competenze e capacità da mettere a disposizione della ripresa del nostro Paese”.