Dati contrastanti quelli dell’export agroalimentare italiano. I dati di agosto, infatti, sono confortanti da un lato e meno da un altro. Durante il mese, infatti, l’export agroalimentare tricolore è cresciuto del 13,5% anno su anno, mentre nei primi 8 mesi dell’anno la crescita (+3,5%) è stata di circa la metà rispetto a quella registrata nello stesso periodo del 2015. Rispetto a luglio 2016, però, il dato di agosto è nettamente positivo.
Nei primi sette mesi del 2016, l’export agroalimentare italiano ha toccato quota 16,9 miliardi di euro e in tutto il 2015 ha totalizzato 36 miliardi. Guardando ai singoli comparti, molto positivi il numeri del saccarifero (+19,9%) e del molitorio (+18.4%). Giù acque minerali (-9,9%), riso (-4,3%) e pasta (-3,9%).
Sul totale dell’ agroalimentare italiano esportato, il vino incide come voce maggiore, pesando all’incirca il 20%.
Il motivo di questi dati contrastanti va ricercato principalmente nelle dinamiche delle economie dei Paesi emergenti, come sottolinea anche un recente rapporto stilato da Unicredit.
Lo studio sottolinea come il made in Italy stia penetrando meno, rispetto a qualche anno fa, nei mercati emergenti più dinamici, specialmente per quanto riguarda il comparto.
Unicredit analizza il caso della Cina, Paese nel quale la quota di export dell’ agroalimentare italiano è solo all’1,3%, molto meno rispetto a quella di mercati per noi storici come Germania, Francia e Regno Unito.