L’ennesima riforma delle pensioni partorita da un governo della Repubblica ha mandato in ansia gli italiani, come pare emergere da un’analisi di Facile.it, comparatore leader in Italia, secondo la quale a settembre le richieste di informazioni legate ai piani pensionistici individuali sono triplicate se confrontate col medesimo periodo del 2015.
Già nel corso del primo trimestre dell’anno l’adesione ai Piani Individuali Pensionistici di tipo assicurativo (o PIP) è cresciuta del 4,6% e le risorse destinate a questo genere di previdenza complementare sono aumentate del 7,6%, per un totale del patrimonio accumulato pari a 21,6 miliardi di euro, stando ai dati Covip.
Pare dunque che i 6 miliardi di euro in tre anni previsti dal piano di riforma delle pensioni, che introdurrebbe anche l’Anticipo Pensionistico senza penali o quasi (APE “social”), sono giudicati da molti come insufficienti a coprire le reali necessità economiche di sostenibilità della proposta. Ecco il perché del boom nella ricerca di soluzioni autonome.
Secondo quanto rilevato da Facile.it, a settembre 2016 il maggiore interesse per i PIP è stato dimostrato dai dipendenti privati che, con il 53% del totale rappresentano la fetta maggiore dei lavoratori che hanno cominciato a raccogliere informazioni sui piani pensionistici; alle loro spalle, ma molto distanziati, si trovano i liberi professionisti (23,5%), mentre al terzo posto spuntano le casalinghe (14%). Quasi il 10% delle richieste è legato a prodotti dedicati agli studenti, richiesti dai genitori.
Se l’iniziativa governativa punta a migliorare le condizioni di chi in pensione ci è già o è prossimo ad arrivarci, chi punta a sottoscrivere un fondo pensione ha ancora molti anni di lavoro davanti: analizzando i dati in base all’età di chi ha chiesto informazioni sui piani pensionistici, i più interessati sono i lavoratori con un’età compresa fra i 25 ed i 34 (21% del campione), seguiti da quelli appena più grandi (età 35-44 anni, 18% del campione).
Bisogna ricordare che i piani pensionistici individuali non hanno costi unici e definiti, ma variano in base al prodotto scelto, alla propensione al rischio del singolo sottoscrivente e al suo profilo anagrafico.
Facile.it ha fatto una simulazione legata a un lavoratore dipendente di 41 anni di età, 19 anni di anzianità lavorativa e un’età presunta di pensione pari a 66 anni: quindi, un’ipotesi di contribuzione integrativa pari a 25 anni.
Nel momento in cui questo lavoratore tipo uscirà dal mondo del lavoro attivo, il suo reddito sarà inferiore del 15% rispetto a prima; ipotizzando che nel corso dei 25 anni precedenti lui abbia versato ogni mese 100 euro, abbia scelto un piano equamente diviso fra gestione separata e fondo azionario e non abbia destinato al fondo alcuna quota del TFR, riceverà ogni mese 144,5 euro.