Se il futuro per le imprese italiane sta nell’ internazionalizzazione, in Lombardia la cosa viene presa molto seriamente, almeno stando ai risultati di un’indagine della Camera di commercio di Milano e Promos, la sua azienda speciale per l’ internazionalizzazione, svolta su 114 imprese milanesi e lombarde che operano sui mercati esteri a luglio 2016.
Dall’indagine emerge che per le imprese milanesi e lombarde, crescono lo sforzo sui mercati esteri e la vocazione all’ internazionalizzazione. Un impegno che le ha portate a far crescere gli affari con il mondo del 5-10% negli ultimi cinque anni.
Il punto di forza è la qualità del prodotto per 8 su 10 di loro. Hanno relazioni commerciali con più di 10 Paesi, ma 2 su 3 vorrebbero ancora ampliare il business estero, soprattutto l’export, con una internazionalizzazione più spinta.
Principali mercati sono l’Unione Europea, ma anche Stati Uniti, Medio Oriente, Russia e Paesi dell’Est. Su questi stessi vorrebbero aumentare gli ordini. Si tratta di prodotti finiti nella metà dei casi, ma c’è un 20% circa di prodotti tecnologici e un 10% circa di consulenze.
I principali ostacoli all’ internazionalizzazione sono, secondo l’indagine, la scarsa dimensione aziendale, la conoscenza limitata dei mercati e i costi di accesso elevati. Buona parte delle imprese usa il proprio ufficio in Italia per gestire l’ internazionalizzazione.
Infine, rileva ancora l’indagine, un terzo delle imprese intervistate ha dovuto modificare il prodotto pur di fare affari con l’estero. Si danno un voto tra il 7 e l’8 per la loro capacità di affrontare i mercati esteri e l’ internazionalizzazione. Quasi il 40% di loro dipende dai mercati esteri per oltre il 50% del business.
In tutto questo si inseriscono i dati che emergono da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati Istat Coeweb per l’anno 2015, secondo i quali la Lombardia pesa per il 27% sull’export italiano, 111 miliardi su 414, e per il 31% sull’import, 115 miliardi su 369.