di Davide PASSONI
Riforme. Una parola magica, quasi un mantra nella vita politica ed economica italiana di questa seconda decade del millennio. Riforme. Una parola con la quale in tanti, troppi, si riempiono la bocca senza pensare alla traduzione che essa dovrebbe avere nella quotidianità di un Paese dalla memoria troppo spesso corta.
Riforme. Riformare significa, letteralmente, dare nuova forma alle cose. Sì, ma quale forma? E quali cose? Ci sono settori delle realtà produttive e pubbliche che parlano di riforme nei salotti, altri che portano nel concreto del loro lavoro, ogni giorno, idee e proposte per dare alle riforme la sostanza di cui hanno bisogno per incidere sul presente e sul futuro dell’Italia.
Una di queste realtà è l’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), che dal 7 all’8 ottobre scorsi ha tenuto a Roma il suo quinto Congresso Nazionale (nel, quale il presidente Riccardo Alemanno è stato riconfermato per il triennio 2016-2019) con un titolo che è un manifesto: Riformare per Modernizzare. Una due giorni di lavori nel quale le riforme non sono state solo una parola vuota di significato, ma un concetto sul quale confrontarsi, discutere, elaborare proposte vere.
Lo si è capito fin dal primo giorno di lavori congressuali, con la prima serie di interventi di ospiti illustri. Il senatore Mauro Maria Marino, presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, ha ricordato gli sforzi dell’INT nei confronti delle istituzioni per spingere verso riforme come la certezza e la stabilità della norma, la semplificazione, la corretta comunicazione al cittadino delle novità normative, la sburocratizzazione dei processi tributari (e non solo…).
Gli ha fatto eco il senatore Federico Fornaro, membro della Commissione presieduta da Marino, il quale ha rivendicato l’impegno sull’introduzione delle norme dello split payment e del reverse charge nella legge di Stabilità 2015, ricordando poi la necessità, sposata in pieno dai tributaristi, di scrivere leggi sempre meno interpretabili e sempre più certe, riducendo il numero dei soggetti che le possano interpretare. Passi fondamentali per introdurre riforme che vadano nel senso della semplificazione.
L’onorevole Carla Ruocco, della Commissione Finanze della Camera, ha invece ricordato uno dei cavalli di battaglia dell’INT, oggetto di una sua proposta di legge e sul quale il presidente Alemanno si sta spendendo da anni in prima persona, senza risparmiarsi: la costituzionalizzazione dello Statuto del Contribuente, un passaggio che consentirebbe allo Statuto di non essere più calpestato, ignorato, maltrattato. Lui e, di riflesso, il cittadino-suddito del “paga e taci” o del “solve et repete”. Caso concreto, questo obiettivo di Ruocco e Alemanno, di riforme che davvero, se attuate, potranno incidere sulla vita quotidiana del cittadini.
Infine il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, in un videomessaggio ha ricordato l’impegno del governo nell’affrontare il cosiddetto Jobs Act del lavoro autonomo con le relative riforme, soprattutto dal punto di vista previdenziale, inteso come una prosecuzione e un completamento del percorso iniziato, per quanto riguarda le professioni cosiddette non ordinistiche, con la legge 4/2013.
E, a proposito di videomessaggi, messaggi e affini, la prima parte della prima giornata congressuale si era aperta con il saluto del presidente del Consiglio Matteo Renzi, uno che sulle riforme ha costruito la propria storia politica a livello locale prima e nazionale poi. Uno che alle riforme, nello specifico quelle costituzionali, sta legando, suo malgrado, il proprio futuro alla guida del Paese. Ebbene Renzi, nel formulare gli auguri di rito ai tributaristi riuniti, ha espresso la sua totale condivisione del tema del congresso, Riformare per Modernizzare. Avrebbe forse potuto non essere d’accordo?
Lo speciale Congresso INT 2016