Il 2016 sarà un anno da ricordare, purtroppo in negativo, per alcune eccellenze dell’enogastronomia italiana. Non bastava la crisi del miele, la cui produzione è crollata del 70% rispetto all’anno precedente, anche sul fronte dell’ olio di oliva le notizie non sono buone.
Secondo Coldiretti, che ha analizzato i dati elaborati da Ismea/Unaprol, la produzione di olio di oliva in Italia è infatti scesa del 38%, a 298 milioni di chili, valore vicino ai minimi storici.
Per quello che può servire, non siamo l’unico Paese a fare i conti con la penuria di olio di oliva. Coldiretti segnala infatti che in Grecia siamo a -20% (240 milioni di chili) e in Tunisia a -21% (110 milioni di chili). La Spagna, che si conferma primo produttore al mondo di olio di oliva con 1400 milioni di chili, è in linea con la produzione dello scorso anno, mentre va forte la Turchia: +33% sul 2015 a 190 milioni di chili.
Al di là delle conseguenze pesanti per i produttori, anche i consumatori di olio di oliva in Italia risentiranno di questi cali che, a livello globale, saranno nel totale di circa il 9% a fine 2016. I prezzi sono infatti in aumento, come testimonia il +14% nel prezzo al litro dell’ olio di oliva extravergine registrato nell’ultima settimana, rispetto al 2015, alla borsa merci di Bari, la più autorevole in Italia.
Per quanto riguarda la produzione a livello territoriale, le previsioni Ismea/Unaprol parlano di un calo della produzione del 39% al Sud, del 29% al Centro e del 10% al Nord. Confermano, inoltre, al primo posto nella produzione nazionale di olio di oliva la Puglia, seguita dalla Calabria e dalla Sicilia.
Al netto delle condizioni meteo avverse o delle malattie che possono colpire gli ulivi, l’Italia ha tutto il potenziale necessario per tornare a livelli di produzione di olio di oliva che le competono. “Con l’approvazione del piano olivicolo nazionale – ha infatti ricordato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo – si è aperto un percorso di crescita del vero Made in Italy sul quale fare leva per incrementare la produzione nazionale, sostenere attività di ricerca, stimolare il recupero varietale e la distintività a sostegno della competitività del settore. L’Italia può contare su oltre 250 milioni di piante di ulivo su oltre un milione di ettari di terreno coltivato con il maggior numero di olio extravergine a denominazione (44) in Europa e sul più vasto patrimonio di varietà d’ulivo del mondo (395) che garantiscono un fatturato al consumo stimato in 3,2 miliardi di euro nel 2015”.