Importante pronunciamento della Corte di Cassazione in materia di catasto. Con una recente sentenza, la Suprema Corte ha infatti sancito che, per definire un’ abitazione di lusso, vanno computati anche i metri quadrati di un eventuale seminterrato.
Ricordiamo che la superficie minima per questo tipo di definizione di abitazione di lusso è di 240 mq. Con l’inclusione di questi locali nel computo, si perde dunque l’agevolazione prima casa tanto ai fini Iva quanto ai fini dell’imposta di registro di cui il contribuente ha goduto al momento dell’acquisto, salvo poi utilizzarli a fini abitativi anche se accatastati diversamente.
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un contribuente che aveva ricevuto un avviso di liquidazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, con il quale si accertava che il contribuente stesso aveva usufruito delle agevolazioni edilizie previste per l’acquisto della prima casa senza averne titolo.
L’immobile doveva essere considerato abitazione di lusso perché aveva una superficie utile superiore ai 240 mq. Nello specifico, secondo le Entrate i seminterrati rientravano nel computo dei 240 mq di superficie utile poiché il contribuente li aveva arredati, collegati al piano superiore e dotati di tutti gli impianti necessari a poterne fruire come residenziali.
I giudici di appello avevano accolto il ricorso presentato dal escludendo i seminterrati dal computo per l’ abitazione di lusso. Così, l’Agenzia delle Entrate ha fatto ricorso in Cassazione, la quale ha ribaltato la sentenza di appello, di fatto sostenendo che un’abitazione non di lusso può diventare abitazione di lusso se, con un intervento edilizio, si può computare nella superficie utile il vano deposito di un immobile.