I proclami del governo attuale, così come quello di tanti governi negli ultimi 30 anni di storia italiana, sono sempre roboanti. Non fa eccezione quello relativo al piano per l’ Industria 4.0 presentato nei giorni scorsi dal ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda e dal premier Matteo Renzi.
Il tema dell’ Industria 4.0, sul quale noi italiani arriviamo comunque in ritardo rispetto ad altri Paesi europei, importantissimo per lo sviluppo del Paese e la creazione di fabbriche interconnesse che migliorino e ottimizzino i cicli produttivi.
Il piano del governo, in questo senso, punta a investimenti importanti. Intanto, nel 2017 il governo ha in programma di far passare gli investimenti privati sull’ Industria 4.0 da 80 a 90 miliardi, con 11,3 miliardi in più per ricerca, sviluppo e innovazione e 2,6 miliardi per sviluppare progetti early stage tra il 2017 e il 2020.
Importante la prospettiva della formazione, con l’obiettivo di formare almeno 200mila studenti e 3mila manager in ambito Industria 4.0. L’investimento in formazione sarà supportato, a partire dal prossimo anno, da almeno sei consorzi per definire gli standard dell’IoT (Internet of Things, Internet delle cose, uno dei pilastri su cui si fonda l’ Industria 4.0).
Sempre a proposito di numeri, il piano Industria 4.0 prevede parecchi interventi di natura fiscale e di sostegno alle imprese. Oltre alla proroga del super ammortamento, lo stesso potrebbe vedere estesa l’aliquota dall’attuale 140% al 250%.
Altro capitolo fondamentale è il passaggio del credito d’imposta alla ricerca dall’attuale 25% al 50% per la spesa interna, con un credito massimo per contribuente che aumenterà di 4 volte, dagli attuali 5 a 20 milioni di euro.
Un occhio di riguardo anche per Pmi innovative e start-up, che potranno godere di detrazioni fiscali fino al 30% per gli investimenti fino a un milione di euro in processi e attrezzature legate allo smart manufacturing.
Come anticipato nella presentazione del piano Industria 4.0, gli investimenti pubblici dovrebbero quindi ammontare a circa 13 miliardi. In più, c’è l’impegno ad aggiungere 355 milioni per costituire il piano nazionale Scuola digitale e far partire percorsi di alternanza Scuola-lavoro in tema di smart manufacturing.
In più, saranno messi sul piatto 70 milioni per la formazione specialistica, 170 per il potenziamento dei cluster tecnologici e 100 milioni per i competence center.
Un fiume di soldi pubblici che le aziende dovranno essere capaci di gestire, per non perdere il treno dell’ Industria 4.0. Già l’Italia è cronicamente in ritardo su tutto: perdere questa occasione significherebbe morire.