Mantenendosi su ritmi analoghi a quelli sperimentati nel 2014, la moda femminile italiana anche nel 2015 mostra una dinamica di crescita, +2,5%. In un anno, il settore guadagna poco più di 300 milioni di euro, sfiorando così i 12,8 miliardi.
Tale performance risulta, dunque, lievemente inferiore alle stime rilasciate lo scorso febbraio, quando, in sede di bilancio pre-consuntivo, si era previsto di archiviare l’anno in aumento del 2,8%. Come previsto sempre in tale occasione, la moda femminile si rivela più tonica rispetto alla moda maschile, il cui incremento si è arrestato al +1,4%, conseguenza di un minor dinamismo incontrato oltreconfine.
Nell’ambito della filiera Tessile-Moda nazionale, il womenswear continua a rivestire un ruolo di primo piano, assicurando il 24,4% del fatturato complessivamente generato lo scorso anno.
I singoli comparti della moda donna si sono mossi tutti in area positiva, ad eccezione della pelle, che archivia il 2015 in flessione. Il vestiario e la camiceria, peraltro, hanno chiuso l’anno in accelerazione rispetto al bilancio 2014, mentre la maglieria ha perso velocità. Per il secondo anno consecutivo, inoltre, la camiceria mostra una crescita del fatturato a due cifre.
Con riferimento al valore della produzione effettuata in Italia, il bilancio settoriale mostra un miglioramento del trend, che porta a contabilizzare un -0,5%. A conferma delle più recenti linee evolutive, per la moda femminile italiana il mercato interno è rimasto riflessivo, mentre la domanda estera si è rivelata ancora una volta favorevole: al di là del cedimento accusato nel 2009, a partire dal 2010 l’export settoriale ha sperimentato una crescita ininterrotta.
Lo scorso anno le vendite sui mercati internazionali, grazie ad un aumento su base annua del 5%, sono salite a oltre 7,7 miliardi di euro, concorrendo così al 60,4% del turnover settoriale. Parallelamente, l’import è cresciuto del 7,3%, portandosi a 4,3 miliardi di euro.
A fronte del suddetto andamento degli scambi con l’estero in entrata e in uscita dall’Italia, l’avanzo commerciale del settore ha superato i 3,4 miliardi di euro.
Dopo il calo senza precedenti archiviato nel 2013 (-7,1%), il sell-out in Italia di moda femminile ha iniziato la risalita, vedendo dimezzare il tasso di caduta nell’anno solare 2014 (-3,7%), per decelerare ulteriormente al -2,3% nel corso dei dodici mesi del 2015. Pur negativa, tale dinamica risulta essere la migliore dell’ultimo quinquennio.
Sotto il profilo temporale, il bimestre maggio-giugno, secondo le rilevazioni statistiche effettuate da Sita Ricerca per conto di Sistema Moda Italia, ha assistito a una variazione positiva pari al +0,5%, mentre il bimestre settembre-ottobre ha frenato al -0,1%.
Se si considera il periodo compreso tra la Primavera/Estate 2015 e l’Autunno/Inverno 2015-2016, il sell-out di moda femminile presenta una flessione contenuta al -1,9% in termini di spesa corrente rispetto alle corrispondenti stagioni del 2014-2015. In detto arco temporale, sia la camiceria sia la confezione in pelle hanno evidenziato incrementi del sell-out in Italia: la prima registra un +5,7%, la seconda un +13,3%. Il comparto preponderante, ovvero il vestiario esterno archivia, invece, un -3,0%, non troppo lontano quindi dalla maglieria, che cede il 2,5%.