Dopo una settimana passata a parlare di Industria 4.0, ricapitoliamo in sintesi alcune informazioni di base su un fenomeno che nasce dalla cosiddetta “quarta rivoluzione industriale” e che dovrebbe portare all’automatizzazione e alla interconnessione totale dei processi di produzione industriale.
Intanto bisogna ricordare che l’espressione Industria 4.0 deriva dall’omologa tedesca Industrie 4.0, coniata in Germania dall’associazione di ingegneri Vda. La Germania, infatti. È la patria dell’ Industria 4.0, ormai da anni al centro delle strategie produttive nazionali.
Uno dei pilastri fondativi dell’ Industria 4.0 insieme ai Big Data (la raccolta, la razionalizzazione e l’analisi di una ingente mole di dati in tempi molto rapidi) e al Cloud Computing (disponibilità di dati in remoto, accessibili ovunque e sempre tramite web) è l’Internet of Things, (IoT, internet delle cose). In sostanza, l’IoT è la tecnologia che consente di connettere in rete tra loro e far dialogare tanto gli oggetti di uso quotidiano (dal frigo alla lavatrice), quanto le macchine di sistemi produttivi industriali complessi.
Proprio l’applicazione di queste tre componenti alla produzione industriale farà in modo che i processi aziendali diventino più rapidi, economici e razionali. Le macchine non si limiteranno a produrre, ma diventeranno dei veri server in grado di immagazzinare dati, rielaborarli e inviare alle varie unità dell’azienda informazioni in tempo reale sullo stato dei processi produttivi, in modo da variarli e renderli più efficaci se necessario.
Sulla carta, quindi, l’ Industria 4.0 sembra la dimensione ideale e meravigliosa per far sì che le aziende producano meglio, di più, risparmiando sui costi. Tutto bello e fantastico, quindi? Non proprio.
Intanto, passare dall’enunciazione di piani e scenari teorici alla messa in pratica dei processi in un vero ecosistema industriale non è cosa immediata. Specialmente in Italia. Poi c’è la questione delle ricadute sull’occupazione.
Al World Economic Forum 2016 dello scorso gennaio è stato infatti presentato il rapporto The Future of the Jobs, in tema di robotica e fabbriche interconnesse. Ebbene, secondo il WEF, l’ Industria 4.0 potrà creare nei prossimi anni 2 milioni di nuovi posti di lavoro nel mondo ma, contemporaneamente, farne perdere 7 milioni, specialmente nei settori amministrativi e produttivi delle aziende. Ai sindacati piacerà l’ Industria 4.0?