Pochi giorni dopo il terremoto che ha sconvolto il Centro Italia, gli architetti italiani erano intervenuti sull’argomento, nello specifico sul programma Casa Italia annunciato dal governo, approvando l’iniziativa e avanzando alcuni suggerimenti.
Ora il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Giuseppe Cappochin, torna sul tema dopo terremoto e Casa Italia con una nota.
Scrive Cappochin: “Non sarà un passaggio né facile, né breve se davvero si vuole voltare pagina serve ragionare, con un grande sforzo collettivo di lungo periodo, non più solo con il ‘come’era e dov’era’, ma con il ‘come dovrà essere’. Casa Italia sembra andare in questa direzione allargando lo sguardo alla città del futuro – grande o piccola che essa sia – mettendo la persona al centro di un grande progetto strutturale che rivoluzioni il Paese”.
“Il dopo terremoto e la successiva ricostruzione e i necessari interventi di rigenerazione urbana nelle altre aree del Paese – prosegue il numero 1 degli architetti italiani -, devono sempre prevedere un grande coinvolgimento dei cittadini per individuare, dal punto di vista sociale e culturale, gli elementi di forza e di debolezza di ciascun territorio, le priorità di intervento, la visione del domani: ciò per porre le basi per programmare iniziative da realizzare in tempi definiti”.
“Il futuro dell’abitare – e Casa Italia sembra cogliere questi aspetti – è fatto anche di interventi che prevedano, oltre alla capacità di affrontare la conseguenze di eventi sismici ma anche idro geologici, si possa incidere su temi quali il risparmio energetico, la mobilità, le gestione del ciclo dei rifiuti e così via”, prosegue Cappochin a nome degli architetti.
“Sarà – conclude Cappochin – un piano lungo decenni – come non ha mancato di sottolineare Renzo Piano – che solo progetti di qualità espressioni di concorsi di architettura possono garantire. Tutto ciò accompagnato da procedure all’insegna della massima trasparenza e della necessaria semplificazione, ma assolutamente non meno rigorose”.