La vera pizza italiana? Forse si mangia all’estero. Quella che sembra una provocazione, in realtà potrebbe anche essere verità, poiché la pizza, in Italia, è sempre più etnica. In città come Milano e Bologna le pizzerie straniere, tra somministrazione in loco e asporto, sono ormai rispettivamente il 50% (634 su un totale di 1.270 imprese che nell’attività dichiarano di essere pizzerie) e il 45% (180 su 397 imprese), e si avvicinano al sorpasso su quelle italiane.
Una fotografia della pizza multietnica che risulta da una elaborazione Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese 2016 relativi alle imprese attive nelle città di Milano, Roma, Bologna, Torino e Napoli nel settore della ristorazione e tra quelle di esse che dichiarano di essere una pizzeria, tra somministrazione in loco e asporto.
Tornando alla geografia cittadina della pizza, a Torino è straniera oltre una pizzeria su tre (38%), mentre a Roma una su cinque (20%). Resiste Napoli: nella patria mondiale della pizza, gli stranieri sono meno di 1 “pizzaiolo” su 100.
Tra le nazionalità specializzate in pizza spiccano gli egiziani, che a Milano pesano il 66% dei titolari stranieri (considerando solo le imprese individuali), a Roma il 59% e a Torino il 42%. È nato in Egitto anche il 27% dei ristoratori specializzati in pizza di Bologna, città dove però i pizzaioli stranieri più numerosi provengono dal Pakistan (uno su tre, 33,8%). A Napoli invece i pochi pizzaioli stranieri vengono dall’Est. Un dato, quello sullo Stato di nascita, calcolato sui titolari di impresa individuale straniera del settore.
Le pizzerie si confermano ovunque una buona parte dell’offerta della ristorazione italiana: sono il 31% dei ristoranti bolognesi, il 26% di quelli milanesi, oltre il 20% dei ristoranti romani (24%) e torinesi (22%). A Napoli sono il 12%.