I lavoratori autonomi sono la fortuna dell’Italia. Da una parte perché il fisco spreme loro ogni goccia di sangue, contribuendo in maniera determinante a riempire le voraci fauci dello Stato. Dall’altra perché contribuiscono a tenere a galla l’occupazione in anni di crisi.
Lo conferma il Censis, che rileva come i lavoratori autonomi abbiano sofferto in modo pesante la crisi, facendo in modo però di creare occupazione anche nei momenti più bui grazie alla loro forte spinta all’autoimprenditorialità.
Secondo il Censis sono principalmente giovani e donne, ma anche over 50, le classi di età e sociali maggiormente coinvolte, specialmente negli anni della crisi, nella creazione di nuove figure di lavoratori autonomi.
I dati Censis, relativi alla fine del 2015, indicano che in Italia ci sarebbero 914mila lavoratori autonomi d’età compresa tra i 20 e i 34 anni il numero più alto tra i nostri principali partner europei. Basti pensare che in Germania ce ne sono poco più della metà, 528mila.
Nonostante questo, però, stando ai dati in possesso di Confesercenti, i lavoratori autonomi hanno pagato, in proporzione, il prezzo più salato tra il 2007 e il 2014 sul totale dei posti di lavoro persi.
Un trend confermato dall’ultimo Osservatorio lavoratori autonomi dell’Inps, dal quale emerge che il numero degli artigiani è calato costantemente negli anni della crisi. Dopo una crescita ininterrotta, durata fino al 2007, agli albori della crisi, il loro numero è sceso ogni anno di circa l’1% dal 2008 al 2012 e di circa il 2% tra il 2012 e il 2015.
Dato fortunatamente positivo, la diminuzione dei lavoratori autonomi inattivi, il cui dato è diminuito per la prima volta dal 2006 nel 2015, attestandosi al -0,4% sul 2014.