Ci risiamo. Ogni volta che escono i dati sulla pressione fiscale in Italia, è un pianto greco per tutti. Questa volta i numeri sono quelli elaborati dal Centro studi di Unimpresa nel rapporto “Pressione fiscale e conti pubblici nel confronto internazionale”, che certificano ancora una volta come il nostro Paese abbia in record europeo di tasse e una pressione fiscale tra le più elevate dei Paesi industrializzati.
Unimpresa rileva infatti che la pressione fiscale è salita dal 39% del 2005 al 43,5% del Pil nel 2015. Questo il dato assoluto, ancora più impietoso se comparato a quello degli altri Paesi avanzati. La pressione fiscale media nell’area Euro, nello stesso periodo è passata dal 39,4% al 41% del Pil, in Germania dal 38,4% al 39,6%, nel Regno Unito dal 35,7% al 34,8%, negli Usa dal 26,3% al 26,4%.
E il dato italiano rilevato da Unimpresa non tiene conto dell’incidenza del sommerso, che nel nostro Paese è fortissima e fa lievitare la pressione fiscale reale di alcuni punti percentuali.
Ciò che più rammarica, però, è il fatto che alla crescita delle entrate, nel decennio preso in esame non ha fatto seguito un miglioramento del debito pubblico. Se, infatti, la pressione fiscale era al 39,1% del Pil nel 2005 ed è salita fino 43,5% nel 2015, sono cresciute contemporaneamente le entrate per l’erario (dal 42,5% del Pil al 47,6%) ma lo stesso ha fatto il debito pubblico, anzi, peggio: dal 101,9% del 2005 al 132,7% del 2015.
Anche in questo caso, sul fronte del rapporto debito-Pil, siamo messi peggio degli altri. Nella media dell’area euro, Italia esclusa, nel 2015 questo rapporto si è attestato all’83,3%, a fronte di una pressione fiscale del 41% e di entrate pubbliche al 46,3%; nel Regno Unito le tasse erano al 34,8%, le entrate al 38,8% e il debito pubblico all’89,2%; negli Usa, 26,4% di tasse (dato però riferito al 2014), 33,1% di entrate (sempre 2014) e 111,7% di debito (nel 2015); in Germania tasse al 39,6% del Pil, entrate al 44,6% e debito al 71,2%; in Francia tasse al 47,8%, entrate al 53,2%, debito al 95,8%.
Inoltre, secondo lo studio di Unimpresa, la pressione fiscale in Italia colpisce a tutti i livelli: abbiamo la percentuale più alta per le imposte sui consumi (Iva, aliquota massima al 22%), per le imposte personali sul reddito (Irpef, aliquota massima al 48,9%), per le imposte sul reddito delle società (Ires, aliquota massima al 31,4%).
Amaro il commento di Claudio Pucci, vicepresidente di Unimpresa con delega al fisco e ai bilanci: “La pressione fiscale è il principale ostacolo alla crescita economica del nostro Paese. Un primo passo è stato attuato con le modifiche introdotte dal governo attualmente in carica, che ha abolito l’Irap sul costo del lavoro. Tuttavia, continua a permanere l’incidenza di una imposta che non ha nessuna ragione di esistere, se non quella di fare cassa”.