Abbiamo sottolineato ieri come l’industria del lusso comprenda buona parte delle eccellenze del made in Italy. E un ponte che unisce lusso e made in Italy è il turismo, come ben espresso durante l’ultimo Luxury Summit del Sole 24 Ore tenutosi nei giorni scorsi a Milano. Un legame sottolineato da diverse personalità intervenute all’evento, così come sono stati sottolineati anche i limiti di un’industria turistica che, spesso, mortifica le proprie potenzialità, non solo sul target del lusso.
“Bisogna fare le riforme perché il Titolo V è stato la iattura che ci ha fatto perdere il mercato. Già i budget della promozione turistica italiani sono notoriamente bassi, se poi li dividiamo in 20 regioni non viene fuori niente. Uno oggettivamente viene a visitare l’Italia, non la Campania, piuttosto che il Molise, ecc. Quindi è veramente controproducente quello che è stato fatto col Titolo V”. Parole di Andrea Illy, presidente di Fondazione Altagamma, che ha poi rincarato la dose: “In conseguenza di ciò il turismo non è segmentato, non ha un’organizzazione, diciamo, tale da poter intercettare in maniera strutturata le varie fasce di consumo. Quindi noi, come Altagamma, stiamo studiando un progetto sul turismo, da due anni e mezzo ormai, che dovrebbe avere il primo esordio con una fase sperimentale il prossimo anno, rivolto agli High networking visual e gli Ultra high networking visual, con partner internazionali che ci portano l’inbound e dei partner fortissimi nazionali che ci curano la logistica. Però è qualcosa che abbiamo dovuto inventarci e che speriamo vada bene perché è esattamente quello che gli stranieri di élite che vogliono vedere il Paese si aspettano di trovarsi, ma non c’è. L’idea è di offrire degli itinerari, non affollare i turisti che vengono tutti solamente nelle città d’arte, in pochissime destinazioni, ma fare vedere la ricchezza incredibile che c’è nel territorio, nelle province”. Parole forti, che vengono da una delle istituzioni principe del lusso italiano.
“Il turismo l’anno scorso ha fatto +5% – ha aggiunto ancora Illy – ma non è detto che sia sempre il turismo adatto, perché spesso è anche turismo di massa, ma quest’anno l’opportunità sul turismo è ancora maggiore in funzione dei problemi che stanno affliggendo il Mediterraneo, e non ultimo l’Egitto. E quindi il fatto di usare la vetrina d’Italia come la nostra vetrina nazionale per promuovere i nostri brand è un’opportunità da cogliere di nuovo tutti assieme”.
Sulla correlazione tra il mondo del lusso e quello del turismo si è espresso anche Diego Della Valle, presidente di Tod’s, che in occasione del Luxury Summit si è chiesto e ha chiesto: “Chi ci impedisce di pensare che il Governo possa creare un grande portale che attacchi il turismo culturale e il turismo della bella Italia, del cibo, dei posti, a tutta una rete di aziende che possono essere viste a quel punto? Calenda (ministro dello Sviluppo economico, ndr) sicuramente queste cose le conosce. Queste cose in cinque/sei mesi uno le mette in piedi, non è che ci si mette una vita, e possono essere cose che da qui alla fine dell’anno danno un po’ di speranza a tante aziende che adesso, quelle piccole, non passano un momento felice”.
E, a proposito di lusso e turismo, ha detto la sua anche Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda Italiana, che ha sottolineato l’intervento diretto del mondo della moda in quello del turismo per favorire una maggiore attrattività internazionale dell’Italia: “Pensiamo a quello che hanno fatto Prada e Armani a Milano, a tutti questi spazi dedicati all’arte, quello che sta facendo a Roma Della Valle con il Colosseo, a Renzo Rosso, Rialto: gli stilisti stanno investendo direttamente nei beni culturali, nella cultura, perché migliorare il Paese, dare un esempio di Paese virtuoso, attirare il turista, rende l’Italia appetibile. Alla fine in un mercato globale si vendono i brand, e il brand Italia è importante potenziarlo per poi saperlo vendere. Giorni fa abbiamo incontrato una delegazione cinese, cui abbiamo detto che stiamo cercando di organizzare un week end lungo dedicato alla Cina, magari in un periodo un po’ morto in modo che i negozi retail possano lavorare di più con facilità sui biglietti aerei, sugli hotel, ecc. Quindi bisogna coordinarsi, coordinare quella che può essere l’esperienza retail, con l’esperienza dell’ospitalità per dare delle facilitazioni e rendere maggiormente Milano, che può esserlo, un fashion hub per l’acquisto. A Milano c’è un movimento pazzesco: abbiamo 800 showroom, 350 uffici stampa, c’è veramente tanto che succede e molta gente viene dall’estero per vivere la città. Possiamo fare meglio, però”.
Infine, su turismo cinese e lusso è intervenuto anche Nicola Pianon, Senior Partner e Managing Director di The Boston Consulting Group: “I consumatori cinesi rappresentano il 30% del mercato globale del lusso personale ed esperienziale, mercato che continua ad alimentare con nuovi consumatori. Mentre si riduce il digital gap che i cinesi soffrivano rispetto ad altri, il consumatore cinese del lusso chiede ai brand sia un In store sales support di elevata qualità, sia una digital experience di livello. Un messaggio importante per gli attori del settore anche nel nostro Paese, considerato che prevediamo come, nel 2020, i turisti cinesi che viaggeranno all’estero raggiungeranno la quota di circa 120 milioni e che i tre quarti dei consumatori cinesi del lusso fanno acquisti fuori dai confini della mainland China. Un altro elemento che emerge dalle analisi BCG è come Milano si stia affermando sempre di più come una meta alla moda per i consumatori luxury cinesi“.