Il Regno Unito è uscito dall’Ue, evviva la Brexit! Dopo che i mass media e gli esperti di tutta Italia ed Europa ci hanno massacrato per settimane cercando di spiegare gli effetti della Brexit sull’economia e sulla vita di tutti i giorni qualora in Gran Bretagna avesse vinto il leave, ci siamo presi qualche giorno per disintossicarci e per provare a guardare al risultato di giovedì scorso a mente più fredda e, soprattutto, da un punto di vista delle imprese.
Intanto ricordiamo che, con la vittoria della Brexit, il governo britannico dovrà rinegoziare i trattati per uscire dalla Ue. Non è una cosa che avviene in pochi giorni, ci vorranno almeno due anni, periodo durante il quale nell’economia reale non si avvertirebbero grandi scossoni (a parte sotto il profilo della valuta) ma nel quale finanza, speculazione e mercati impazziti potrebbero fare danni pesanti.
Possiamo cominciare con il dire che le imprese che avevano in essere ipotesi di accordo per scambi commerciali con altre imprese che pagano in sterline, saranno state avvantaggiate qualora avessero deciso di chiudere o meno questi accordi dopo l’esito del referendum sulla Brexit. Visto il crollo della sterlina successivo al leave, chiudere o meno gli accordi a determinate condizioni potrebbe essere vincente.
A proposito di sterlina, questo potrà essere il problema più serio per le imprese. All’indomani del sì alla Brexit la divisa britannica ha perso oltre il 10% rispetto al dollaro, toccando i minimi da 30 anni a questa parte. Se, come prospettano alcuni analisti, la sterlina potrà deprezzarsi fino al 20% sull’euro, le imprese che hanno transazioni commerciali con i clienti i che pagano in sterline potranno trovarsi in difficoltà.
Intelligente chi, per cautelarsi, ha deciso di rimandare a dopo il referendum la definizione dei prezzi di listino in sterline. Non sempre, però, si tratta di una mossa possibile: bene ha fatto chi ha previsto e inserito negli accordi commerciali delle clausole specifiche per rinegoziare gli stessi qualora avesse vinto la Brexit.
Quello che è certo è che, come vedremo nei prossimi giorni, sono molte le imprese italiane che ora hanno paura. Paura giustificata o solo suggestione? Lo vedremo.