Se le aziende italiane scontano un certo ritardo nell’approccio all’ e-commerce, ci sono anche altri Paesi europei che non sono degli esempi virtuosi, almeno stando a quanto emerge dall’ultimo report della Commissione Europea Integration of Digital Technology, elaborato su dati Eurostat.
Dal report emerge che nell’Ue a 28 solo un’azienda su 5 è altamente digitalizzata e pronta alla sfida dell’ e-commerce, con l’Irlanda a fare da capofila con il 50% circa delle imprese altamente digitalizzate, la Grecia e la Bulgaria a chiudere la classifica con una impresa su 9 e l’Italia attestata in una poco lusinghiera 21esima posizione. Al top della graduatoria, insieme all’Irlanda, vi sono Danimarca, Svezia, Belgio, Finlandia, Olanda e Germania.
Sul fronte dell’ e-commerce, però, la crescita dell’intera Ue è piuttosto lenta. Sempre secondo i dati del rapporto della Commissione Ue, solo il 16,8% delle aziende europee vende prodotti e servizi online e il tasso di crescita dell’ e-commerce negli ultimi anni non è di certo stato entusiasmante: +3,5% tra il 2010 e il 2015. L’Italia è sotto la media, avendo meno del 15% di aziende che praticano e-commerce.
Un dato, quest’ultimo, da valutare con attenzione specialmente in un Paese come il nostro, la cui spina dorsale produttiva è composta da Pmi. In Europa, solo il 7,5% di loro ha attivo un e-commerce, contro il 23% delle grandi aziende; dato che scende al 5,5% per l’Italia. Preoccupante.
Il report della Commissione Ue prova anche a dare delle risposte al perché di questa particolare situazione che vede una certa diffidenza delle Pmi nei confronti dello strumento e-commerce. In particolare, le Pmi europee e in parte quelle italiane ritengono di vendere prodotti o servizi non adatti all’online; altre pensano che gli investimenti per attivare un e-commerce siano troppo ingenti in rapporto al ritorno economico atteso. Non manca poi chi non dispone di una logistica adeguata, di una piattaforma di pagamento performante o teme per la sicurezza e la protezione dei propri dati.
Insomma, pare che i vincoli a una diffusione capillare del commercio elettronico tra le piccole e medie imprese europee siano più psicologici che pratici. Forse i più difficili da superare…