Fin dalle prime avvisaglie di resistenze austriache al libero passaggio di profughi attraverso le frontiere con l’Italia, Brennero in primis, la Cgia ha cominciato a fare i calcoli sui danni che questi blocchi e queste resistenze potranno causare all’economia italiana sul fronte dell’ export. Recentemente, gli artigiani mestrini hanno quantificato il danno per l’ export italiano verso la Germania, il nostro principale partner economico.
La Cgia sottolinea che, nonostante il saldo commerciale negativo con la Germania registrato nel 2015 (-5,7 miliardi di euro), l’Italia ha esportato merci e servizi per oltre 51 miliardi di euro, principalmente in macchinari (7,5 miliardi), autoveicoli (5,1 miliardi), prodotti metallurgici (4,1 miliardi) e chimici (3,8 miliardi), alimentari (3,5 miliardi), prodotti in metallo (3,4 miliardi), apparecchiature elettriche (3,1 miliardi).
Uno stallo al Brennero, secondo la Cgia, colpirebbe in primis la fascia produttiva pedemontana lombardo-veneta, con ripercussioni fino al Piemonte e all’Emilia Romagna. Nel 2015 Lombardia, Veneto, Emilia e Piemonte hanno prodotto più dei due terzi dell’ export italiano verso la Germania.
Nel 2015, la provincia con la più alta vocazione all’ export verso la Germania è stata Milano (3,1 miliardi), seguita da Brescia (2,7 miliardi), Torino (2,5 miliardi), Bergamo (2,3 miliardi), Vicenza (1,9 miliardi), Treviso (1,7 miliardi) e Verona (1,6 miliardi).
Secondo il segretario della Cgia Renato Mason, “tutta la Pedemontana lombardo-veneta sarebbe penalizzata dall’eventuale chiusura/sospensione dell’area Schengen. I nostri distretti industriali dell’automazione meccanica, dell’alimentare, dell’arredo casa e della moda hanno una grossa vocazione all’ export, soprattutto verso la Germania. Con tempi di consegna non più prevedibili, il costo delle merci potrebbe aumentare notevolmente, penalizzando tutto il nostro made in Italy che ha nella qualità, ma anche nel prezzo, i suoi punti di forza”.