Il vino italiano, protagonista in questi giorni al Vinitaly di Verona, fa registrare performance incredibili sotto il profilo dell’export, come abbiamo visto ieri, specialmente in rapporto alla quantità di vino prodotto.
Emerge dalla prima analisi su 50 anni di storia del vino italiano elaborata da Coldiretti, che sottolinea come in 50 anni la quantità di vino made in Italy venduto all’estero è cresciuta di quasi otto volte in volumi, nonostante la produzione sia calata del 30%.
Nello specifico, nel 1966 venivano esportati 257 milioni di litri di vino italiano, diventati 50 anni dopo 2 miliardi di litri (+687%), pari a circa il 20% dell’export mondiale. Parallelamente, la produzione di vino italiano è passata in mezzo secolo da 68,2 milioni di ettolitri ai 47,4 milioni di ettolitri.
Più vino esportato, meno prodotto, ma di migliore qualità, come testimonia il fatto che proprio nel 1966 nacque la prima Doc (la Vernaccia di San Gimignano) e che, in 50 anni, il peso delle doc sulla produzione enologica italiana è passato dal 2 al 32% e il primato europeo conquistato dal nostro Paese nella classifica del numero di vini a indicazione geografica: 73 Docg, 332 Doc e 118 Igt.
La riduzione di un terzo della produzione in 50 anni è stata accompagnata, in Italia, dalla riduzione a un terzo dei consumi annui medi pro capite, passati dai 111 litri del 1966 ai 37 di oggi. Anche in questo caso, secondo Coldiretti, il calo in quantità è stato compensato da un aumento di qualità: gli italiani bevono meno ma meglio.
I risultati di questa analisi sono stati ben sintetizzati dal presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo: “In mezzo secolo il vino è assurto a prodotto-simbolo del passaggio, ancora in corso non solo tra le vigne, ma in tutto il sistema produttivo italiano, da un’economia basata sulla quantità ad un’economia che punta invece su qualità e valore, scommettendo sulla sua identità, sui legami col territorio, sulle certificazioni d’origine. La decisa svolta verso la qualità ha messo in moto nel vino un percorso virtuoso in grado di conciliare ambiente e territorio con crescita economica e occupazionale“.