Un richiamo molto forte alla valorizzazione del ruolo delle donne nel mondo delle professioni arriva dalla Vice Presidente di Confassociazioni con delega alle Pari Opportunità Federica De Pasquale: “In un mercato del lavoro che ha un forte livello di criticità e in cui risulta ancora notevolmente elevato il divario di genere, sia in termini occupazionali che salariali, è più che mai indispensabile mettere in evidenza il valore aggiunto delle donne del mondo del lavoro autonomo, professionale e imprenditoriale”.
“Riteniamo – ha sottolineato De Pasquale – che non si possa sprecare oltre il talento di moltissime donne del nostro settore, ma che anzi vada incentivato. Motivo per cui, unitamente alla FIDAPA BPW Italy, abbiamo deciso di organizzare per giovedì 21 al Senato, dove è in discussione il cosiddetto Statuto del lavoro autonomo, un convegno che ci auguriamo apra un serio dibattito volto a risolvere anche le numerose discriminazioni che subiamo rispetto alle lavoratrici dipendenti. Sono ancora poche le tutele di cui possiamo godere e non meno le indennità e le agevolazioni fiscali. Nei fatti ci considerano lavoratrici di serie B, come se avere una partita IVA equivalga a renderci immuni dalle numerose difficoltà che incontrano tutte le altre donne che lavorano”.
“Molti rapporti sulle carriere delle donne – ha affermato a sua volta Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni – indicano che, pur esistendo ancora un ‘gender gap’, le donne sono più preparate a livello di titolo di studio, sono più innovative e, soprattutto, sono portatrici di un mix di competenze non solo tecniche ma anche relazionali e che offrono vantaggi competitivi importanti nell’economia delle reti. In futuro, questa dinamica trasformerà uno degli ambiti in cui l’approccio di uomini e donne risulta più diverso: quello dell’assunzione dei rischi. Perché le donne gestiscono i rischi meglio degli uomini. Lo dimostrano le ricerche annuali di Catalyst, una delle più importanti società internazionali di consulenza, sulle aziende presenti nell’indice di Fortune (le prime 500 a livello globale). Tali studi indicano come la maggior presenza delle donne nei CdA determini una maggiore capacità di produrre ROE (return on equity = redditività) a parità o con diminuzione dei rischi assunti”.
“Non è più possibile che nel 2016 le donne paghino ancora il costo della loro funzione famigliare, quando tutte le statistiche dimostrano che incrementando il lavoro femminile si avrebbe un aumento del 7% sul PIL nazionale – ha concluso la Vice Presidente di Confassociazioni -. Nel settore privato, i dati potrebbero essere ancora più confortevoli considerando che siamo capaci di generare, con le nostre attività, anche nuova occupazione, chiaramente se messe nella condizione di farlo. Perché questo accada occorre incrementare le politiche di welfare a sostegno delle lavoratrici autonome, ma in modo innovativo e diverso da come lo si è fatto in favore delle lavoratrici dipendenti. Desideriamo anche noi che, prima fra tutte, la maternità venga considerata come un valore aggiunto da tutelare e incentivare nell’interesse dell’intero Paese”.